Scafa, chiude il cementificio: a casa 78 dipendenti

scafa_cementificioScafa. La Italcementi chiude: 78 operai del cementificio prossimi alla dismissione. Gli enti locali allibiti per il repentino cambio di intenzioni della proprietà.

Le commissioni permanenti della Provincia di Pescara che si occupano di Politiche del lavoro e Attività produttive, presiedute rispettivamente da Sergio Fioriti e Ettore Pirro, hanno incontrato questa mattina i rappresentanti dei lavoratori della Italcementi di Scafa  per conoscere i dettagli della vertenza che sta interessando questa realtà aziendale di cui è stata annunciata di punto in bianco l’imminente chiusura. L’incontro, a cui ha partecipato anche il sindaco Maurizio Giancola, si è svolto negli spazi antistanti lo stabilimento ed è servito a “raccogliere pensieri e preoccupazioni dei 78 addetti che hanno ricevuto la comunicazione dell’azienda come una specie di doccia fredda” – spiegano Fioriti e Pirro. “Fino a un paio di mesi fa non si parlava affatto di dismissione, e nel piano di ristrutturazione condiviso con i sindacati l’attività produttiva era assicurata fino alla fine del 2015” – dicono allibiti i due presidenti. “Siamo assolutamente a fianco ai lavoratori – aggiunge Fioriti – e crediamo che si debba puntare a conoscere la verità, cioè sapere perché l’azienda ha assunto questa decisione, e poi salvaguardare il sito produttivo e i livelli occupazionali. Non si può dismettere dall’oggi al domani senza tenere conto dei legami, storici, esistenti con il territorio e quindi degli effetti che si producono a livello locale”. I due Presidenti di Commissione hanno preso nuovamente contatti con il vice presidente della giunta regionale, Alfredo Castiglione, raccogliendo anche il suo “stupore di fronte a questo inspiegabile cambio di strategia aziendale della Italcementi”. Castiglione ha ricordato che alcuni giorni fa ha scritto alla società Italcementi ed è “ancora in attesa di una risposta. Meno di un anno fa, ha aggiunto, l’azienda ha chiesto alla Regione la riduzione della concessione mineraria, immediatamente concessa per permettere alla società di liberare risorse per investimenti sull’impianto della Val Pescara e oggi, dopo avere ottenuto ciò che chiedeva, la società manifesta la volontà di chiudere l’impianto. Non lo ritengo corretto e manifesterò il mio disappunto. Non si può sfruttare il territorio estraendo il prodotto da trasformare e poi decidere all’improvviso di chiudere e lasciare in difficoltà tante famiglie”.

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