Pescara, vince la rabbia: 650mila euro dalla Regione per marinai e portuali-I VIDEO DELLA PROTESTA

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Pescara. Niente copertura della cassa integrazione, ma la marineria esce dalle 10 ore di blocco dell’asse attrezzato con 650mila euro in tasca, sborsate dalla Regione, e la sospensione per un anno di Tarsu, Imu e Irpef f. La rabbia della protesta ha vinto contro l’immobilismo istituzionale.

 

Evidentemente, per ottenere qualcosa bisogna alzare la voce. Lo insegna la classe politica in primis, che ormai ha abituato la popolazione a scene da scontri tra ultras. E loro che il sangue agitato ce l’hanno a causa delle onde del mare, sanno fare ben peggio di chi da due anni, anziché risolvere l’empasse, ha lasciato il porto a sé stesso e alla sabbia che ne ha tappato i fondali e lasciato 56 pescherecci senza poter lavorare.

La mattinata di oggi sulle banchine del molo nord si è aperta con la minaccia dell’ennesima beffa: doveva iniziare il dragaggio, il provveditore alle Opere pubbliche Carlea aveva assicurato che sarebbero venute a lavorare nello scalo pescarese ben due draghe. Alle 8:00, la marineria, non ha visto alcuna benna calarsi in acqua, così la protesta di chi ha i diritti negati è tornata a manifestarsi nel modo più eclatante possibile: il blocco della città. In 50 circa, i pescatori si sono piazzati al centro della rampa dell’asse attrezzato Chieti-Pescara che porta nel centro del capoluogo adriatico. La città e il suo anello circostante sono esplosi: sull’Asse la fila ha raggiunto Sambuceto. Da corso Vittorio a viale Marconi alla Tiburtina al lungomare sud è stata una bolgia, difficilmente contenuta dalla polizia municipale che ha transennato gli accessi alla rampa e alla piazza del comune e della prefettura. Poi, alle 9:00, si è vista muoversi tra le acque della banchina sud la draghetta Fioravante, quella che ha spostato un po’ di sabbia nell’avamporto per aprire una canalina d’uscita. Ok, il dragaggio è finalmente partito, ma con la piccola portata del motopontone e con la vasca di colmata ancora non in grado di accogliere la prima massa di fango da rimuovere, quando si torna in mare e si torna a guadagnare per mangiare?

A fine aprile alla categoria scadono tutti sussidi previsti e la cassa integrazione è un capitolo tristissimo. Per il 2012 sono 50 quelli che non hanno preso un euro, perché le risorse statali si sono esaurite. Gennaio, Febbraio, Marzo e Aprile 2013 restano un miraggio burocratico: nell’anno precedente, con il porto chiuso dalla Capitaneria, i pescherecci non hanno lavorato né accumulati i contributi che fanno da requisito per l’annualità in corso. Sono, così, 160 i lavoratori che rimarrebbero senza un ammortizzatore in deroga da 500mila euro. Diventa, quindi, questo il motivo della protesta, che si adagia con tavolini e seggiole sull’asfalto che cavalca il fiume. Partono le prime richieste alle personalità pubbliche che si affacciano sul ponte: l’ex sindaco D’Alfonso, poi l’attuale, Albore Mascia, il presidente della Provincia Testa. “Portateci qui il consiglio comunale”, digrignano i pescatori, al corrente della seduta in programma nella mattinata. E il consiglio scende, alla spicciolata e senza utilità, ma scende. Innegabilmente: la minaccia alternativa era il blocco della stazione centrale.

Lo scenario si consuma tra bottiglie di the freddo e panini, in attesa della convocazione del Prefetto. Da sua eccellenza D’Antuono, con una delegazione di portuali, sale anche il presidente della Banca Caripe Pino Mauro, ma le richieste che gli vengono presentate hanno bisogno dell’intervento della giunta regionale. Chiodi, contattato un po’ da tutto il centrodestra locale, fissa l’appuntamento alle 16:00. “E noi da qua non ce ne andiamo finché non firma”, decide la marineria.

L’uscita da scuole e uffici rigetta Pescara nel caos-traffico. La marineria se ne frega, e sull’asse attrezzato si porta le linguine alle vongole. Le 16:00 arrivano, venti minuti più tardi pure Chiodi, Febbo e Masci. Nel frattempo il presidente del consiglio comunale, Roberto De Camillis, “osa ingannare l’attesa” riaprendo i lavori dell’aula dinanzi alla delegazione impaziente della marineria. Si scatena il finimondo, con i rappresentanti del porto Grosso, Correntini e Camplone inviperiti: “Ve ne fregate che 200 persone sono affamate e che la marineria sta da stamattina sull’asse attrezzato, tanto voi a fine mese i soldi li prendete”, urlano ai politici.

A placarli è l’arrivo del governatore regionale, che si rinchiude in camera caritatis con gli indiavolati, Mascia e Testa, i consiglieri regionali Sospiri e Sclocco e la senatrice Chiavaroli. Grosso e co. si presentano al tavolo con queste richieste nero su bianco.

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Ne usciranno, dopo due ore di colloquio, grida, telefonate all’Unione Europea e all’ufficio centrale dell’Inps con quest’altro accordo firmato da tutti i presenti.

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A tradurre in soldoni è la viva voce del presidente della Regione Abruzzo, Gianni Chiodi.

Riassumendo, presidente e assessori regionali a Bilancio e Pesca hanno garantito che domani il consiglio regionale approverà un emendamento che prevede l’assegnazione di 200mila euro per gli operatori commerciali e 450mila euro per la marineria. Per i secondi, la cifra è destinata a coprire il fermo straordinario di marzo e aprile. In sostanza, soldi già promessi in passato ma mai ufficializzati. Più intricata, come sempre, la strada per la cassa integrazione: si è tentata anche la richiesta presso l’Inps nazionale un’anticipazione delle somme mediante i 3 milioni di euro che il Decreto sviluppo ha stanziato per gli armatori pescaresi. C’è bisogno, però, del beneplacito dell’Unione Europa: Chiodi ha telefonato al vicepresidente della commissione europea Antonio Tajiani, pattuendo che il 23 e il 24 aprile volerà a Bruxelles per incontrarlo e fare pressione per un rapido stanziamento.

Ma per intervenire: “I soldi la Regione li ha”, spiega l’assessore al Bilancio Carlo Masci.

CARLEA: GIOVEDI’ ALTRA DRAGA

Infine, rimane incerto il risultato sull’esclusione del fermo biologico estivo: fermare a luglio barche ferme dal mesi e che torneranno in mare a inizio maggio sarebbe la mazzata definitiva. L’assessore Febbo ha promesso l’impegno ma la questione è nazionale. Febbo riferisce anche che “il provveditore Carlea ha assicurato che giovedì prossimo arriverà in porto una seconda draga più grande, aggiungendo che sono già pronti anche i teloni destinati alla vasca di colmata”. Ma alle promesse da marinaio, i marinai non credono più facilmente.

I pescatori, però, si consolano con l’ulteriore risultato di giornata: il sindaco Mascia ha annunciato per armatori e dipendenti e intero indotto del porto la sospensione fino a marzo 2014 la sospensione dei pagamenti di Imu, Tarsu e Irpef comunali. L’iniziativa è stata già vagliata dalla ragioneria di Palazzo di città e ora dovrà incassare l’approvazione del consiglio.

MASCIA BLOCCA IMU, IRPEF E TARSU

La sospensione dei pagamenti”, spiega Mascia nel dettaglio, “riguarderà l’Imu sulla prima casa, ovvero per coloro che hanno l’abitazione principale e residenza a Pescara, ma anche per gli immobili utilizzati ai fini dell’attività di pesca”. Tassa sui rifiuti, poi, sospesa a proprietari e affittuari.  “Tutti i versamenti”, conclude l sindaco, “saranno rinviati al primo marzo 2014, salvo ulteriori provvedimenti che saranno valutati successivamente”.

 

Daniele Galli


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