VIDEO CHOC: prepara la bomba e avvisa i carabinieri. Strage sventata a Cepagatti: è caccia all’uomo

bombavillanovaVillanova di Cepagatti. Allestisce un potentissimo ordigno rudimentale per far saltare in aria la villetta della vicina con la quale è in dissidio: due bombole piene di gas collegate a dei sensori su porte e finestre. Prima, però, incendia l’auto della donna e fa recuperare ai carabinieri un video in cui minaccia l’attentato: la strage sventata dagli artificieri. Ora è caccia allo squilibrato.

Agghiaccianti: la potenziale strage che aveva organizzato e la lucidità con la quale ha curato tutti i dettagli. Roberto Di Santo, tecnico idraulico ed elettronico 58enne originario di Roccamontepiano, nel chietino, aveva tutta l’intenzione di far saltare in aria la villetta in cui abitavano la sorella e una famiglia con la quale da mesi si consumavano ordinarie liti tra condomini. Due bombole piene di 20 chili di gas propano ciascuna, collegate ad un circuito minuziosamente allestito, pronto a far esplodere l’intero stabile di via Piemonte 8, nelle campagne di Villanova di Cepagatti. Ancor più agghiacciante, però, è la minuzia adoperata dall’uomo, evidentemente squilibrato,per girare un filmato fatto reperire ai carabinieri nel quale annuncia l’attentato e chiede l’intervento in suo favore delle forze dell’ordine. A suo dire, come ha riferito stamani il comandante provinciale dei carabinieri Marcello Galanzi, Di Santo lamentava le ingiustizie subite da chi “non gli permetteva di lavorare bene, aggiungendo vaneggiamenti sui massimi sistemi”.

L’ATTENTATO INCENDIARIO. La vicenda prende inizio alle 4:30 dell’8 gennaio, quando il nucleo operativo radiomobile dei carabinieri di Cepagatti viene allertato per l’incendio occorso all’automobile della giovane che abita al primo piano della villetta di via Piemonte, insieme a marito figlio, mentre al pianterreno risiede da alcuni mesi la sorella del Di Santo. I militari apprendono dalla vittima dell’attentato incendiario che da un mese e mezzo era in lite con il fratello della vicina a causa di futili motivi: la bicicletta del bimbo lasciata nel vialetto comune, alcune perdite d’acqua e, soprattutto, i rumorosi lavori di ristrutturazione in corso a piano terra. Ad eseguirli nelle ultime settimane era, infatti, Roberto Di Santo, al quale la sorella aveva affidato la casa per rimetterla a nuovo, mentre lei si era momentaneamente sistemata nella casa del padre che vive a Chieti. Quando i vigili del fuoco finiscono di spegnere le fiamme i carabinieri notano appeso al cancello della villa un cd: ciò che contiene scatena l’allarme.

IL VIDEO CHOC: LA BOMBA A GAS. Interviene la compagnia del capoluogo adriatico, guidata dal capitano Scarponi e coordinata dal colonnello Galanzi, che aprendo il cd si trovano davanti l’agghiacciante figura del 57enne che minaccia: “Faccio saltare tutto per aria”. Occhi allucinati, ambientazione da bunker del deserto: l’uomo si punta una telecamera addosso e spiega che vuole giustizia, sbotta per le liti che gli inquilini del piano superiore lo costringono a vivere, lamenta il mancato pagamento da parte di terzi per lavori eseguiti e mai retribuiti, fino a criticare la società italiana e le ingiustizie che vessano l’intero Paese. Vagheggiamenti alternati alla lucida minuzia con la quale l’attentatore monta delle didascalie che spiegano la sua folle opera. I dettagli dell’ordigno artigianale che, spiega: “Non dirò come disinnescare se non si farà giustizia”. È il dinamitardo a illustrare le due bombole piene di 40 chili di “Gpl potenziato”, collegate fra loro da una tubatura a T diretta ad un’elettrovalvola. Questa era pronta a far fuoriuscire il gas qualora qualcuno si fosse avvicinato all’appartamento, grazie ad un ingegnoso circuito che il tecnico specializzato in lavori di idraulica ed elettronica aveva allestito con gli stessi materiali utilizzati per il restauro della casa. Sensori di movimento piazzati in ogni stanza, rilevatori pronti a captare l’apertura di porte e finestre lasciate chiuse, perfino dei sensori acustici capaci di scattare ad un solo schiocco di dita. Per dimostrare la propria perizia, Di Santo mostra in video uno dei microfoni collegati ad un uccellino giocattolo, che canta al più piccolo movimento o rumore. “Questa presentazione è per evitare che nessuno provi a disinnescarlo”, scrive il folle prima di attivare il congegno: in pratica, qualora qualcuno avesse tentato di entrare le bombole avrebbero saturato i locali di Gpl, prima che un ulteriore meccanismo facesse scoccare la scintilla fatale.

L’INTERVENTO DEL GIS DI LIVORNO. Galanzi avvisa la Procura pescarese e attiva le indagini, in mano alla dottoressa Silvia Santoro, sia per evitare la strage, sia per avviare la caccia all’uomo: “Comunque vada, se non mi prenderete prima, entro dieci giorni mi consegnerò alle forze dell’ordine”, dice Di Santo in conclusione al filmato, dopo aver espresso il desiderio di recarsi a Roma per compiere la sua missione di “Giustizia sociale”. Intanto viene chiesto l’intervento del gruppo di intervento speciale di Livorno, artificieri ex parà addestrati all’intervento in teatri di guerra e scenari terroristici, e al loro arrivo la tensione sale ulteriormente. La psicologia criminale insegna che, in questi casi, oltre all’ordigno dichiarato gli attentatori possono piazzare trappole nascoste mirate a colpire proprio chi interviene. In più, gli uomini di Galanzi aveva già scoperto una webcam piazzata all’esterno dell’edificio: Di Santo poteva essere nascosto chissà dove, pronto a ‘gordersi’ l’infame spettacolo o ad attivare un secondo ordigno a distanza.

L’EVACUAZIONE E IL DISINNECO. Planimetria alla mano, gli artificieri piazzano delle microcariche esplosive su due finestre e su una parete di mattonvetro: piccole bombe che non rilasciano fiamme o scintille ma provocano un onda d’urto simile al colpo di un ariete, disposte ad hoc per far cadere anche le porte interne e aprire alcune altre finestre, in modo da permettere la rapida fuoriuscita del gas all’eventuale innesco del circuito rudimentale. Alle 14:30 di ieri, dopo aver evacuato la famiglia al piano di sopra e due famiglie residenti nel raggio di 50 metri e bloccata la Statale 602, il Gis fa brillare le piccole cariche. Messa in sicurezza l’area, gli artificieri entrano in casa attraverso i varchi creati e ad un primo sopralluogo tirano un sospiro di sollievo: Di Santo aveva lasciato chiusi i rubinetti delle bombole. Forse una dimenticanza, “possibile pure che avesse già saturato i locali e poi chiuso il gas”, ipotizza il capitano Scarponi. In ogni caso, la manovra del Gis ha evitato il peggio. Nel filmato integrale, in mano all’Arma, lo squilibrato sostiene di non voler fare del male a nessuno, e forse il gesto utile ad attirare proprio l’attenzione delle forze dell’ordine potrebbe essere stato l’unico briciolo di saviezza rimasta alla mente delirante fondamentale ad evitare una strage.

LE RICERCHE: IN FUGA PASSANDO DA CHIETI. A sua disposizione Roberto Di Santo aveva una Toyota Starlett, vecchia utilitaria color verde, e un camper Layland Sherpa bianco col tetto verde, che usava come abitazione anche mentre ristrutturava la villetta di Cepagatti. Entrambi i veicoli sono risultati immediatamente irreperibili, proprio come lui: “L’abbiamo cercato ovunque per fargli mettere fine al suo folle disegno”, spiega il colonnello Galanzi, “ma si è dato alla macchia”. Vista la meta capitolina dichiarata nel video, la prima pista è stata quella ma è risultata vana: le ultime tracce del ricercato portano a Chieti, dove abita il padre 82enne e dove è stata captato il segnale del suo cellulare per l’ultima volta. Poi, sparito nel nulla. Non sanno dove si trovi né la sorella, che per anni ha vissuto in Svizzera e di recente si era stabilita a Villanova, né i pochi amici che il 58enne frequentava per lo più nel chietino.

IL PROFILO DEL RICERCATO. Ora è ricercato in tutta Italia per tentata strage, anche se saranno le approfondite perizie della Scientifica a decretare quanto potesse essere letale la bomba allestita. Ma Roberto Di Santo ha già precedentidisanto_bomba penali a suo carico. Nato e residente a Roccamontepiano, pochi chilometri da Guardiagrele, negli ultimi 7 anni ha condotto una vita precaria, dopo aver dovuto chiudere la piccola ditta unipersonale dedita all’edilizia e all’elettronica. Gli ultimi tempi lo hanno visto fare l’operaio a chiamata, quando qualche conoscente lo assoldava per ristrutturazioni leggere, proprio come ha fatto la sorella. Per tirare avanti quando il lavoro scarseggiava o quando, come spesso gli è capitato, non veniva pagato, Di Santo aveva ceduto alla tentazione del piccolo furto. Le doti mostrate nel costruire il circuito esplosivo sono state già espresse vari anni fa, quando fu arrestato per la detenzione di un’arma da fuoco clandestina assemblata con i pezzi di diverse pistole  e un silenziatore. Descritto come schivo e solitario, nel pescarese non aveva contatti, così come nel paese natio: i pochi, unici amici che ha, sparsi nella zona della stazione di Chieti non hanno saputo dare sue notizie. Noto a tutti come senza fissa dimora, era solito vivere nel suo camper e aveva interrotto da anni i contatti anche con la ex moglie e con i due figli.

Non è nuovo, però, all’invettiva pubblica contro la società: il suo sito internet personale, www.rodisan.it, è pieno di videomessaggi in cui se la prende con “l’ingiustizia sociale”.

 

Daniele Galli

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