Sulmona, il 21 aprile la grande manifestazione “No hub del gas Abruzzo”

“L’emanazione del decreto che dà il via libera alla realizzazione della Centrale di compressione gas della Snam a Sulmona, nel momento in cui il Paese non ha ancora un governo legittimamente insediato, da parte di un esecutivo uscito pesantemente sconfitto alle ultime elezioni, è per noi un atto di arroganza e superbia”.

 

Così Giovanna Margadonna, del coordinamento “No hub del gas Abruzzo”, mattina a Pescara con altri esponenti della rete di comitati cittadini e associazioni che si oppongono alla realizzazione dell’opera.

 

 

“Il provvedimento del Consiglio dei ministri ricalca la delibera del 22 dicembre 2017 – prosegue Margadonna – quando, a pochi giorni dallo scioglimento delle Camere, Gentiloni ha deliberato l’autorizzazione, superando la negazione dell’intesa da parte della Regione Abruzzo”. Contro la decisione del Governo il 21 aprile prossimo, a Sulmona, “grande manifestazione – annuncia Margadonna – che vedrà le istituzioni regionali e della Valle Peligna mobilitarsi insieme ai cittadini”.

 

 

Nel frattempo sono stati presentati i ricorsi di Regione Abruzzo, Provincia de L’Aquila e Comune di Sulmona, che a giudizio di Margadonna “sono un atto dovuto, visto che nel tempo si sono espressi con deliberazioni di contrarietà al progetto.

 

 

Per movimenti e associazioni i ricorsi sono l’extrema ratio – prosegue l’esponente di ‘No hub del gas Abruzzo’ – Faremo ricorso al Tar perché abbiamo tantissime motivazioni di contestazione, a partire dal rischio idrogeologico, dall’elevatissimo rischio sismico, dai danni irreversibili all’ambiente e dall’alto rischio sanitario, per quanto riguarda le emissioni della centrale, visto che la Valle Peligna presenta un contesto orografico che non consente la dispersione degli inquinanti e tutto ristagnerebbe in accumulo”.

 

 

Margadonna sottolinea che “in Abruzzo il denominatore comune tra centrale gas, metanodotto, centri di stoccaggio e permessi di ricerca di idrocarburi nel lago di Bomba o in mare è il fatto che sono tutti progetti legati a quell’hub del gas, finalizzato a un’operazione di natura prettamente commerciale, che serve per rivendere il gas a centro e nord Europa, e non certo a portare benefici ai territori. Noi avremo solo rischi, danni e costi – conclude l’esponente del coordinamento – sia in termini di devastazione sia in termini economici, anche perché queste infrastrutture le pagheremo noi con le nostre bollette”.

 

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