Riserva naturale di Punta Aderci di Vasto, D’Amico: ‘Sui cinghiali è ora di finirla con le parole e le vaghe promesse’

Cupello. “Nel Novembre 2017 ho lasciato volontariamente la Presidenza della Copagri Abruzzo. Il tutto è avvenuto per insanabili contrasti politici con la Presidenza nazionale. Da quell’epoca, pur rimanendo nel contesto lavorativo del sindacato agricolo, mi sono occupato ed ancora lo faccio di servizi alle imprese e di organizzazione. Nonostante ciò seguo con assiduità ed interesse quotidiano i fatti che riguardano il comparto agricolo ed agroalimentare”.

 Si legge così in una nota di Camillo D’Amico, che prosegue: “Per questa ragione ho ritenuto di intervenire sulla vicenda cinghiali anche dopo aver sentito la disperata intervista di Michele Bosco, presidente dell’associazione “Terre di Punta Aderci”, su un blog locale dove ha evidenziato i danni notevoli che quest’ungulato ha provocato al suo vigneto. Michele assiste ed asseconda, quale coadiuvante, il figlio Franco che è uno degli ultimi insediati come “giovane agricoltore”. Franco Bosco è un nostro assistito nella struttura dei servizi (CAA MOLAGRI s.r.l) di cui sono amministratore delegato di Abruzzo & Molise. Condivido tante delle cose che Michele Bosco asserisce. La prima, ad esempio, è la buffonata dei rimborsi dei danni patiti che vengono erogati in ritardo, con risibili risorse rispetto all’entità dei danni subiti e considerati “aiuti di stato” anziché “contributo per mancato reddito”. Poi, sugli stessi, viene applicata la regola del “de minimis” ossia non superare la soglia di “aiuti di stato” di €uro 25.000 nell’ultimo triennio che, sino allo scorso anno, erano di €uro 15.000!!!

 Credo e ritengo però che la vicenda non possa limitarsi a quest’aspetto ma deve tendere ad avere, da parte delle Istituzioni interessate, risposte concrete e strutturali che tendano a limitare il numero di ungulati presenti sul territorio in maniera duratura; sì perché, oltre ai cinghiali, adesso anche i cervi ed i caprioli cominciano ad esserne tanti così come la sempre più folta presenza del loro antidoto naturale che è il lupo.

 Non intendo fare il saputo di turno ma credo di avere sufficiente conoscenza ed esperienza per suggerire soluzioni che devono però trovare una cosa concretamente imprescindibile: la volontà politica di chi è alla guida dell’Ente regione che detiene la reale potestà decisionale in merito.

 La gente ed i cittadini in generale sono stanchi di essere presi in giro, gli agricoltori sono esasperati e il continuo abbandono produttivo del territorio coltivato ne è la diretta conseguenza; nonostante tutto ciò m’imbatto ancora in qualche spiritoso che ritiene l’affronto dell’argomento come “chiacchiera da bar” quando invece è questione di ordine pubblico oltre che igienico – sanitario.

 Sottaccio di commentare le idiozie lette sugli esiti di un pubblico incontro tenuto di recente a Vasto sull’argomento; i cinghiali vanno ridotti di numero in maniera duratura e consistente, non certo farli morire di vecchiaia come qualche “scienziato” ha suggerito.

 Nel merito dei problemi sollevati da Michele Bosco e, più specificatamente, delle problematiche che insistono nella riserva naturale di Punta Aderci ritengo che non siano la caccia di selezione e la possibilità di porteci far addestrare i cani le soluzioni, come asseriscono alcuni rappresentanti del mondo venatorio, ma piuttosto alleggerire l’enorme numero di ungulati presenti attraverso la cattura con delle apposite gabbie.

 I capi prelevati, fatti salvi i più piccoli di cui i maschi evirati e rimessi in libertà, vanno poi abbattuti ed inviati alla catena della trasformazione generando anche il virtuoso circuito economico di generare occupazione.

 La mia non è per nulla una proposta “fantascientifica” ma la soluzione da tempo individuata e posta alla regione Abruzzo perché poco impattante e che potrà trovare d’accordo anche i portatori d’interesse fatta dagli ambientalisti, naturalisti ed anche venatorie perché, per realizzare la necessaria “filiera”, tutti debbono sentirsi partecipi.

 Su questa ipotesi, quando fu proposta alla regione Abruzzo, ho dato un silente contributo e trovai anche convergente il Sindaco di Vasto Francesco Menna.

 Personalmente ho sempre asserito che la soluzione al problema ungulati non è fatta solo da un aspetto ma tra diverse ipotesi in concorso tra loro.

 Per realizzarle occorre però una plurale volontà di tutti i portatori d’interesse.
La “soluzione finale” la si trova però se al centro si mettono due cose ossia:
– le produzioni agricole che danno reddito ed occupazione;
– la sicurezza materiale dei cittadini.

 A tutto ciò, ovviamente, è necessaria una dichiarata volontà politica ed istituzionale di chi ha le redini del governo della cosa pubblica”.

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