Chieti, il mistero della casa dello studente: tocca all’Adsu ma finisce all’Ater

360gradiChieti. Un colpo di spugna, senza la mano dell’assessore competente, e la gestione della casa dello studente viene tolta all’Adsu e affidata all’Ater. La Giunta regionale cambia una delibera del ’97 e devia le competenze dell’azienda per il diritto allo studio verso l’agenzia territoriale per l’edilizia residenziale. I rischi sul controllo dei costi degli alloggi, però, preoccupano gli studenti ancor prima dell’inaugurazione dello stabile di via Gran Sasso.

Sembra strano, eppure così è. La Giunta regionale prende e cambia una delibera firmata 12 anni fa dall’Esecutivo in capo all’allora presidente Antonio Falconio. Ancor più strano risulta che una decisione riguardante il diritto allo studio universitario venga votata e approvata senza la presenza dell’assessore delegato, in questo caso Paolo Gatti. Si parla della casa dello studente di Chieti, ormai pronta ad accogliere 93 universitari fuori sede iscritti alla D’Annunzio nello stabile prossimo ad aprire i battenti in via Gran Sasso, nella parte alta della città, zona terminal bus. I dubbi del caso attanagliano l’associazione studentesca 360 gradi, e in particolare il rappresentante eletto nel consiglio d’amministrazione dell’Adsu, Emilio Longhi. Carte alla mano, lo studente riferisce quanto scritto sulla deliberazione n° 3227 del 10 dicembre ’97, ovvero la destinazione di 5,4 miliardi di lire all’Istituto autonomo case popolari per la costruzione di alloggi per studenti, in particolare disabili e paraplegici, così come stabilito per altri interventi nelle restanti province abruzzesi. Differenti gli enti ai quali la Regione affida la costruzione degli edifici, nel caso teatino a quello che ora è diventata l’Ater, ma per tutti la delibera recita nero su bianco: “La gestione degli alloggi sarà affidata alle rispettive Aziende regionali per il diritto allo studio”.

Detto, deliberato e fatto: l’edificio di via Gran Sasso, sebbene fuori mano dall’anello del campus della D’Annunzio, viene tirato su. Nel frattempo, non disponendo di alloggi propri da assegnare ai beneficiari delle borse di studio, l’Adsu ha elargito un contributo di 150 euro ai fuori sede con regolare contratto d’affitto. Pronta, dal 2011, la casa dello studente, l’azienda si preparava a destinare le 44 stanze doppie e le 5 singole almeno ad un centinaio scarso degli oltre 2mila richiedenti il contributo allo studio. Il collaudo della palazzina, però, non è arrivato in tempo per il 17 settembre scorso, data di chiusura del bando Adsu. Ma le speranze di rimandare soltanto di un anno sono state spezzate il 10 dello stesso mese. La Giunta Chiodi firma una nuova delibera che decide “di affidare la casa dello studente di Chieti all’Ater di Chieti, rettificando la propria deliberazione 3227 del 10/12/1997 nella parte in cui era previsto l’affidamento della gestione dell’Adsu di Chieti”. Perché?

Lo stesso atto riporta le ragioni dell’Ater: 12 anni di impresa per alzare la palazzina hanno portato lievitazioni dei costi che lo Iacp aveva stabilito nel ’97, quindi è stata costretta ad integrare il finanziamento regionale con altri fondi, 1,7 milioni di euro sempre della Regione, proventi della vendita di altri edifici di edilizia pubblica. In virtù di ciò, l’Ater ha chiesto la gestione della casa dello studente per 30 anni, o in alternativa cedere la gestione ad altro soggetto per un canone di 70mila euro all’anno. In sostanza un ente regionale, che ha realizzato un’opera con fondi ricevuti dalla Regione della quale ora pretende la titolarità, che richiede soldi ad un altro ente regionale per gestirla.

L’Adsu, allora, impugna e rivendica la delibera della Giunta Falconio, “E per venire incontro all’Ater”, spiega Longhi, “ha accettato di accollarsi fino al 3% delle spese straordinarie per la manutenzione dell’immobile, e anche di acquistare, con una valutazione ministeriale sul prezzo, mobili e arredi che l’Ater ha deciso autonomamente di acquistare per riempire camere, bar e palestra della casa dello studente”. La destinazione iniziale dei fondi, infatti, prevedeva solo la realizzazione dell’edificio, ed esplicitamente non consentiva di “coprire spese che riguardano arredamenti per sale studio, biblioteca, auditorium, camera, cucina, bar”. Ma la risposta ricevuta è stata, ormai palese, negativa.

“Perché sono state consentite queste modifiche?”, chiede la presidentessa di 360 gradi Laura Contestabile”, perché stravolgere così radicalmente una delibera sul diritto allo studio senza la presenza di Gatti?”, incalza Longhi, “l’assessore è informato su ciò che è successo?”. In ogni caso, la decisione è stata presa e la gestione tolta all’Adsu, chiamata in causa dalla Giunta come garante della finalità pubblica del finanziamento: all’azienda viene affidata, infatti, la definizione dei requisiti per stilare la graduatoria degli aventi diritto agli alloggi e del canone d’affitto, mantenendo la linea di altre case dello studente pubbliche. Il Consiglio d’amministrazione dell’Adsu ha già deciso di mantenere la stessa quota del contributo, ovvero 150 euro (la media per affittare una singola a Chieti alta è di 180 euro). “Ma se all’Ater, che a giorni incontreremo, la cifra non va bene, potrà alzare il prezzo a suo piacimento”, sostiene ancora Longhi. Ciò che viene maggiormente rivendicato è il diritto ad assolvere competenze per la quale l’Adsu è specificatamente preposta, mentre a preoccupare maggiormente gli studenti sono questi rischi: “Chi garantisce che l’Ater offrirà i servizi essenziali agli studenti che alloggeranno in via Gran Sasso? Chi garantirà il rispetto dei requisiti da noi fissati per assegnare quegli alloggi se l’Ater non li accetterà? Ma soprattutto,” concludono gli esponenti di 360 gradi, “chi impedirà all’Ater di affittare quegli appartamenti anche ai non studenti?”.

 

Daniele Galli


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