Il voto un atto di civiltà: la storia delle elezioni in Italia

Leggendo i sondaggi di questi giorni si evince chiaramente che il numero degli astenuti tra i giovani dovrebbe stazionare intorno al 40 per cento. Questo dato implica una profonda riflessione sul valore che i giovani d’oggi danno al diritto di voto che, più che un privilegio, viene quasi considerato un fastidioso impiccio.

 

Eppure la battaglia per ottenere il diritto di voto in Italia è stata lunga e irta di difficoltà. Molte persone hanno addirittura sacrificato la propria vita per ottenere tale diritto che è il fondamento di ogni forma di governo che voglia definirsi democratico.

Il diritto di voto in Italia nel 1861 era riservato ai soli cittadini maschi di età superiore ai 25 anni e di elevata condizione sociale. Successivamente, nel 1881, il parlamento approvò l’estensione del diritto di voto e fu ammessa anche la media borghesia, e il limite di età fu abbassato a 21.

Poi, su proposta di Giovanni Giolitti, fu approvata l’estensione al diritto di voto a tutti i cittadini maschi che avessero superato con buon esito l’esame di scuola elementare e tutti i cittadini di età superiore ai 30 anni, indipendentemente dal loro grado di istruzione. Il suffragio universale maschile è stato però introdotto con la legge n. 1985 del 1918, che ha dato diritto di voto a tutti i cittadini maschi di età superiore al 21 anni, e a tutti i cittadini di età superiore ai 18 anni che avessero prestato il servizio militare durante la prima guerra mondiale.

Solo nel 1945 è stato riconosciuto il voto alle donne. Anche e soprattutto il traguardo del diritto di voto delle donne è il risultato di un lungo percorso attraverso la trasformazione della condizione, del ruolo e dell’immagine della donna stessa nel XIX e nel XX secolo. La battaglia per il suffragio femminile, è costata alle poche donne in prima linea, sacrifici personali, vessazioni e un malcelato disprezzo. La conquista dell’uguaglianza giuridica e la parità dei diritti, sarà frutto di un cammino lento, irto di ostacoli, in un periodo di grandi avvenimenti storici che coinvolgeranno le donne come mai si era visto prima e le porteranno infine, il 31 gennaio 1945, con l’estensione del diritto di voto, a diventare per la prima volta cittadine a tutti gli effetti. In seguito sono stati aggiunti elementi nuovi come le quote rosa nella composizione della giunta comunale, nella possibilità di esprimere preferenze e nelle liste elettorali.

Il voto è stata quindi una conquista ardua e sudata che i nostri avi ci hanno lasciato in eredità come prezioso dono da utilizzare per conservare il bene primario della democrazia. I giovani non si devono far lasciare influenzare da questa onda di malcontento e di anti-politica che si è creata negli ultimi anni a causa della corruzione degli ambienti politici, della mancanza di prospettive per le nuove generazioni, dell’anti-italianismo dilagante. Il cambiamento potrebbe partire proprio da queste nuove generazioni che dovrebbero essere parte attiva della vita politica italiana, a cominciare dall’esercizio del diritto di voto.

Bisogna ricordare che uomini e donne hanno dato la vita per permetterci di poter scegliere e per lasciarci in eredità una società migliore. E tutto ciò esige rispetto.

Mario Di Giovannantonio

Studente Polo Liceale “Saffo” di Roseto degli Abruzzi (indirizzo economico-sociale)

Progetto alternanza scuola-lavoro

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