Pensione anticipata: anche se hai i requisiti in questo caso la tua azienda può impedirtelo

Non gioire troppo presto nella convinzione di poter lasciare il lavoro: anche se hai i requisiti, in questo caso l’azienda può metterti i bastoni tra le ruote. 

La maggior parte dei lavoratori non vede l’ora che arrivi l’età della pensione per godersi il proprio tempo libero e la propria famiglia con tranquillità anche ogni giorno. Per quanto si possa amare alla follia la propria professione, dopo un po’ di anni è naturale avere il desiderio di fermarsi. Ed è anche giusto lasciare spazio a chi è più giovane.

donna triste seduta sul divano con una mano appoggiata al viso
Pensione anticipata: anche se hai i requisiti in questo caso la tua azienda può impedirtelo/Abruzzo.cityrumors.it

In Italia per accedere alla pensione ordinaria di vecchiaia occorre avere almeno 67 anni e minimo 20 anni di contributi. Ma per fortuna non esiste solo la pensione ordinaria: esistono anche moltissime misure di pensione anticipata che consentono di dire addio all’ufficio o alla fabbrica con qualche anno di anticipo.

Una volta raggiunti i requisiti per andare prima in pensione dunque si fa festa. Ma attenzione a non festeggiare troppo presto: c’è un caso specifico in cui il nostro datore di lavoro può metterci i bastoni tra le ruote e impedirci di andare in pensione. O meglio: possiamo smettere di lavorare ma non riceveremo nessun assegno.

Vuoi andare prima in pensione? In questo caso l’azienda può opporsi

Un incubo che diventa realtà: il nostro datore di lavoro si oppone al nostro pensionamento e, dunque, se non vogliamo restare senza un euro, dovremo continuare a timbrare il cartellino ancora per parecchi anni. Purtroppo non è il copione di un film dell’orrore ma è la realtà: in questo caso specifico la pensione anticipata puoi scordartela.

uomo alla scrivania con espressione preoccupata
Vuoi andare prima in pensione? In questo caso l’azienda può opporsi/Abruzzo.cityrumors.it

Nel nostro Paese le misure di pensione anticipata attualmente in vigore sono talmente tante che è facile perdersene qualcuna per strada. Le più famose sono Quota 103, Quota 41, Ape sociale, Opzione Donna e la pensione anticipata ordinaria. Se perfezioni i requisiti per fruire di una di queste misure, allora nessuno potrà impedirti di lasciare il lavoro e avere ogni mese il tuo meritato assegno Inps.

Ben diversa è la situazione se parliamo dell’Isopensione. In pochi conoscono questa misura in quanto solo un’esigua minoranza riesce a sfruttarla proprio per il fatto che l’azienda può opporsi. L’Isopensione si rivolge ai lavoratori del settore privato che prestano servizio per aziende con almeno 15 dipendenti. Questa misura permette di andare in pensione con addirittura 7 anni di anticipo rispetto alla pensione di vecchiaia o alla pensione anticipata ordinaria.

In poche parole un soggetto, anziché a 67 anni, può lasciare il lavoro già a 60 oppure, a prescindere dall’età, può smettere di lavorare e ricevere l’assegno quando ha maturato 35 anni e 10 mesi di contributi anziché 42 anni e 10 mesi come vorrebbe la pensione anticipata ordinaria. Ma perché mai un’azienda avrebbe il potere di opporsi? Perché la Legge lo consente?

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Isopensione: come funziona e perché il tuo datore di lavoro può opporsi

Anche se hai maturato tutti i requisiti necessari per accedere alla pensione anticipata, il tuo datore di lavoro può opporsi. Non sempre, sia chiaro: può opporsi e impedirtelo solo nel caso in cui tu voglia fruire dell’Isopensione. Vediamo il motivo.

uomo disperato con le mani in faccia seduto ad un tavolo con sopra calcolatrice cellulare e dei fogli
Isopensione: come funziona e perché il tuo datore di lavoro può opporsi/Abruzzo.cityrumors.it

L’Isopensione non è una pensione vera e propria ma piuttosto un “ponte” che accompagna il lavoratore verso l’assegno dell’Inps vero e proprio. Durante questi 7 anni di anticipo il soggetto riceverà ogni mese il suo assegno che però sarà a carico dell’azienda e non dello Stato.

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Non solo: in questi 7 anni l’ex datore di lavoro dovrà anche continuare a versare i contributi per la pensione vera e propria. Va da sé che per nessuna azienda una misura del genere sia vantaggiosa e, dunque, la maggior parte dei datori di lavoro si oppongono e il lavoratore deve trovare altre soluzioni se non vuole più timbrare il cartellino.

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