Il datore di lavoro entro quando deve pagare lo stipendio? La verità spesso ignorata

Non tutti lo sanno ma vi sono specifiche regole in merito ai tempi di pagamento dello stipendio. Cosa può fare il datore di lavoro.

Il giorno di accredito dello stipendio è, insieme a quello di inizio del periodo di ferie, sicuramente il più atteso da ogni lavoratore dipendente. Ma non tutti sono al corrente del fatto che esistono una serie di precise regole che vanno a definire le tempistiche relative all’invio della busta paga e che riguardano nello specifico il datore di lavoro.

entro quando il datore di lavoro deve pagare lo stipendio
Il datore di lavoro entro quando deve pagare lo stipendio? La verità spesso ignorata-Abruzzo.cityrumors.it

Regole che vanno a rispondere anche alle domande più comuni in tal senso, ovvero che cosa il dipendente può fare se non riceve lo stipendio, quale sia il ritardo consentito nel pagamento dello stesso e come comportarsi se lo stipendio non arriva. Scopriamo dunque cosa dice la legge in tal senso e quali sono le tempistiche di erogazione consentite.

Erogazione stipendio, quali sono i tempi di pagamento? Lo dice la legge

Le regole riguardanti il tempo che il titolare di un’azienda ha per pagare lo stipendio e le scadenze nel pagamento sono solitamente specificate nei contratti collettivi. Se infatti è vero che nella stragrande maggioranza dei casi la busta paga è prevista mensilmente, per sapere con esattezza ogni quanto il bonifico arriverà è necessario leggere con attenzione il contenuto del proprio CCNL.

Stipendio entro quanto fare causa se non arriva
Pagamento stipendio, tutto quello che devi sapere-Abruzzo.cityrumors.it

Fatta questa premessa, non di rado potrebbero sopraggiungere ritardi dovuto il più delle volte a problematiche degli uffici amministrativi nel riuscire a provvedere nei tempi richiesti ai conteggi delle ore e delle relative spettanze. Il ritardo può essere uno o pochi giorni ma in alcuni casi superare anche i 10-15 giorni.

Il dipendente è legittimato, sulla base di quanto previsto dal CCNL per i tempi di pagamento, a compiere una serie di azioni in caso di ritardo: dall’informare l’ispettorato territoriale del lavoro al fine di avviare una vertenza sindacale; all’informare un legale perché venga avviata un’azione giudiziale di recupero del credito.

Fino al licenziamento per giusta causa che consente di ottenere la Naspi. Il ritardo di uno o pochi giorni non consente di dimettersi per giusta causa proprio perché potrebbe essere imputabile ad un sovraccarico degli uffici paghe.

Ogni dipendente dovrà dunque avere un margine di tolleranza prima di avviare qualsiasi tipo di azione. Basti pensare che la giurisprudenza sottolinea che la giusta causa con pretesa della Naspi scatta nel caso di ritardo superiore ai due mesi. In ogni caso il lavoratore potrà, prima di questo periodo, mettere il datore di lavoro in mora mediante diffida. Senza il rischio di incorrere in sanzioni disciplinari per ripicca, in quanto si è in tal senso tutelati dalla legge.

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