L’Australia revoca il visto a Kanye West dopo l’uscita del brano “Heil Hitler”, giudicato una glorificazione del nazismo. Polemiche, censure e un festival cancellato.
Non accennano a placarsi le polemiche intorno a Kanye West, ora legalmente noto anche come Ye, dopo l’uscita del brano Heil Hitler, contenuto nel suo nuovo album WW3.

Il governo australiano ha deciso di revocare il visto all’artista, impedendogli di entrare nel Paese per qualsiasi genere di visita, professionale o turistica, mentre in Slovacchia il festival Rubicon – dove West avrebbe dovuto esibirsi – è stato annullato proprio a seguito delle proteste intorno al rapper americano.
Kanye West, il brano della discordia
Pubblicata l’8 maggio scorso, – simbolicamente in occasione dell’anniversario della fine della Seconda guerra mondiale – Heil Hitler ha scatenato reazioni di condanna immediata. Il brano, che include un campione originale di un discorso di Adolf Hitler del 1935, si conclude con un appello del dittatore: “Difendetemi come io ho difeso voi”.
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Eccessivo per considerarla solo una provocazione: molti osservatori lo definiscono un vero e proprio inno alla retorica nazista. Il video musicale, in cui uomini vestiti con pelli animali scandiscono il titolo del brano, è stato rimosso da YouTube, Spotify e Apple Music, ma continua a circolare su piattaforme come X (ex Twitter).
Kanye West, la decisione australiana
Nel frattempo le reazioni istituzionali – durissime – non sono mancate. A pochi giorni dalla pubblicazione, il ministro degli Interni australiano Tony Burke ha annullato il visto precedentemente concesso a West che doveva in visita per una serie di eventi promozionali. In un’intervista alla ABC, Burke ha dichiarato… “West ha detto molte cose offensive e discutibili in passato, ma dopo la pubblicazione di Heil Hitler i miei funzionari hanno riesaminato il caso e il suo visto non è più valido.”
Pur non specificando se il ban sia permanente, Burke ha aggiunto che ogni futura richiesta verrà valutata caso per caso, ma ha concluso la sua riflessione con parole inequivocabili: “Ci sono già abbastanza problemi in questo Paese. Non è sostenibile importare l’odio spacciandola per una forma d’arte.”
West, è bene ricordarlo, è sposato con l’architetto australiana Bianca Censori, con la quale avrebbe dovuto recarsi in Australia nelle prossime settimane anche per motivi di carattere personale e familiare.
Il caso Rubicon in Slovacchia
Nel frattempo, anche l’unica performance di Kanye West prevista per il 2025 in Europa, il Rubicon Hip-Hop Festival di Bratislava, è stata cancellata. Migliaia di firme raccolte online e il ritiro di artisti e sponsor hanno convinto gli organizzatori ad annullare l’intero evento. In una nota, si parla di “pressione mediatica unitamente ad alcune difficoltà logistiche”, come causa della cancellazione. Ma il collegamento con la presenza di Kanye West, che doveva essere il nome più importante in cartellone con almeno 150mila persone previste, è evidente.
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Il brano Heil Hitler è stato definito da due gruppi culturali slovacchi “un insulto alla memoria storica, una glorificazione della violenza bellica e un oltraggio alle vittime del regime nazista”.
La Slovacchia, che durante il secondo conflitto mondiale era un territorio controllato dalla Germania, ospitò la deportazione più di 70mila ebrei verso i campi di sterminio organizzati dal governo di Berlino all’interno di quello che oggi sono i suoi confini. Il primo treno di deportati secondo fatti storici riconosciuti sarebbe partito proprio da Bratislava e uno dei campi più disumani, quello di Sered, è ancora oggi all’interno dei confini slovacchi e viene visitato ogni anno da decine di migliaia di persone.
Kanye West, la “conversione” e le polemiche
A fronte delle proteste, West ha dichiarato a fine maggio di voler chiudere con l’antisemitismo, pubblicando una versione alternativa del brano intitolata Hallelujah, con riferimenti al cristianesimo. Ma la mossa è stata percepita da molti come un tentativo tardivo e strategico per contenere i danni da un punto di vista di comunicazione e di marketing, più che un sincero cambio di rotta.
In realtà, le uscite antisemite di Kanye West non sono nuove: nel 2022 aveva perso il contratto di sponsorizzazione con la Adidas per dichiarazioni simili, e all’inizio del 2025 si era definito “un nazista nato in un’epoca storica impropria” durante un’intervista.
L’artista e la provocazione
Kanye West ha costruito buona parte della sua immagine recente sullo scontro e sulla trasgressione: tra dichiarazioni pro-Trump, del quale è un accanito sostenitore, appoggi espliciti a ideologie estreme e contenuti controversi, ha spostato sempre più il suo personaggio da quello di un innovatore musicale a quello di un provocatore sistemico.
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Ciononostante, WW3 (che sta per World War 3, terza guerra mondiale) ha totalizzato decine di milioni di stream e suscitato anche un seguito underground che non ha mai smesso di idolatrare l’artista tra forum e chat. Anzi, sembrano essere proprio le polemiche ad alimentare la macchina Kanye più di ogni altra cosa.
Kanye West, contraccolpo devastante
Tuttavia il contraccolpo anche di carattere commerciale, tra divieti d’ingresso, festival cancellati e censure globali, potrebbe essere davvero pesante per Kanye West che dopo Heil Hitler rischia di vedere impattata in modo considerevole una carriera che al momento lo vede tra i cinque artisti più ricchi del mondo per diritti d’autore, vendite e introiti da eventi live.
Un concerto di Ye è annunciato proprio per domani allo stadio di Shanghai, in Cina: resta da capire se e cosa canterà e quale sarà la reazione di pubblico e istituzioni locali. La sua ultima apparizione in Italia, dove viene molto spesso in vacanza, risale al 2021: era lui il protagonista di uno spettacolo a sorpresa in occasione delle nozze del figlio di Bernard Arnault, presidente del gruppo LVMH, colosso del lusso proprietario del marchio Dior e Moet Chandon, uno degli uomini più ricchi del mondo.





