Roger Waters, accuse pesanti per il sostegno a Palestine Action: rischia fino a 14 anni di carcere

L’ex Pink Floyd Roger Waters nel mirino della giustizia britannica per aver sostenuto pubblicamente un gruppo considerato fuorilegge, le sue dichiarazioni su Palestine Action scatenano un caso legale e politico.

Il fondatore dei Pink Floyd, Roger Waters, rischia seriamente un procedimento penale nel Regno Unito a seguito delle sue dichiarazioni pubbliche in favore di Palestine Action, gruppo recentemente classificato come organizzazione proscritta dalle autorità britanniche. Una formula legale per definire il gruppo di pressione politica fuorilegge, come una qualsiasi organizzazione criminale.

Roger Waters
Roger Waters con la caratteristica Kefiah palestinese – Credits ANSA (Abruzzo.CityRumors.it)

L’artista, da tempo noto per le sue posizioni pro-Palestina e per le frequenti critiche alla politica di Israele, si trova ora al centro di un caso giudiziario potenzialmente senza precedenti per una figura pubblica della sua notorietà.

Roger Waters, le dichiarazioni incriminate

Questo il precedente a margine di una posizione personale che ha sempre visto Roger Waters attivissimo su questo tema. Anche in Italia, in occasione del suo ultimo tour con il quale aveva riproposto The Wall, classico dei Pink Floyd che aveva concepito e scritto quasi completamente, Waters si era presentato con la Kefiah, la tradizionale sciarpa palestinese rilasciando dichiarazioni al vetriolo su Israele anche durante lo show.

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Negli ultimi giorni Waters ha pubblicato sui suoi canali social un video in cui ha difeso apertamente Palestine Action, definendola una “organizzazione non violenta e straordinaria”. Il video, intitolato “I Am Spartacus” – un chiaro riferimento al celebre film simbolo della resistenza collettiva – è stato interpretato da alcuni come un gesto di sfida verso la recente decisione del governo britannico di bandire ufficialmente il gruppo.

L’attività di Palestine Action

Palestine Action è nota per le sue azioni dirette contro le aziende coinvolte nella produzione e fornitura di armamenti destinati a Israele. Tra le iniziative più clamorose, numerosi blocchi e occupazioni di sedi della Elbit Systems, una delle principali aziende israeliane del settore bellico.

La decisione del ministero degli Interni britannico di includere Palestine Action nella lista delle organizzazioni proscritte, e dunque considerate fuorilegge, si basa sul presunto coinvolgimento del gruppo in attività di stampo estremista e criminale.

Roger Waters
Roger Waters, durante una delle repliche del suo spettacolo su The Wall – Credits ANSA (Abruzzo.CityRumors.it)

Le reazioni legali

La Campaign Against Antisemitism, potente e influente organizzazione nel Regno Unito, ha già annunciato l’intenzione di presentare una azione penale privata contro Roger Waters nel caso in cui la polizia britannica non proceda autonomamente. Il fondamento legale della richiesta si basa sulla legge che vieta qualsiasi forma di sostegno – anche solo verbale o simbolico – a organizzazioni dichiarate illegali.

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Secondo l’attuale legislazione britannica, esprimere supporto a un gruppo bandito può comportare fino a 14 anni di carcere. Waters, che in passato ha affrontato dure critiche per alcune sue scenografie giudicate antisemite (immagini digitali di aerei che sganciavano bombe, svastiche, dollari ma anche stelle di David durante i concerti), si difende sostenendo che la sua posizione è di natura esclusivamente umanitaria e che le sue dichiarazioni rientrano nella libertà d’espressione garantita dalla legge.

Roger Waters, un artista divisivo

Non è la prima volta che Roger Waters finisce nella bufera. Già nel 2023 e nel 2024 le sue posizioni pro-Palestina e le continue accuse rivolte a Israele di portare avanti una politica di apartheid avevano suscitato polemiche, portando anche all’annullamento di alcuni concerti in Germania e ad accesi dibattiti sia in Inghilterra che negli Stati Uniti. Waters ha sempre negato qualsiasi forma di antisemitismo, ribadendo la sua critica nei confronti di uno Stato e non di un popolo.

Tuttavia nel video incriminato, l’artista afferma… “Se sono colpevole di pensare che sia sbagliato bombardare donne e bambini, allora sì, sono colpevole. Se questo è un crimine, arrestatemi”.

La replica di Palestine Action

Il gruppo stesso ha rilanciato il video di Waters sulle sue piattaforme, definendo il suo sostegno “un atto di coraggio e di coerenza”. In un comunicato, Palestine Action ha ringraziato il musicista per aver “mostrato al mondo cosa significa resistere al genocidio”. L’accoppiata tra attivismo culturale e militanza politica, però, espone ora Waters a conseguenze giudiziarie molto concrete.

Roger Waters
Roger Waters, fondatore dei Pink Floyd – Credits ANSA (Abruzzo.CityRumors.it)

La questione della libertà d’espressione

L’intera vicenda riaccende il dibattito sul confine – sempre più sottile – tra libertà artistica d’espressione e sostegno a ideologie considerate pericolose. Da un lato, le parole di Waters possono essere interpretate come un’opinione politica protetta dalla libertà di parola; dall’altro, per la legge britannica, ogni forma di “endorsement” verso un gruppo proscritto è perseguibile.

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Numerosi artisti e attivisti si sono già schierati in difesa di Waters, riprendendo il suo slogan “I Am Spartacus” come hashtag virale. Ma altrettanto forti sono le voci che lo accusano di minimizzare le violenze compiute da Palestine Action, accusata tra l’altro di aver aggredito lavoratori, distrutto sedi aziendali e minacciato dipendenti.

“La storia mi darà ragione”

Mentre Roger Waters rischia un processo e una pena detentiva pesante, la sua figura resta polarizzante: per alcuni un eroe della libertà, per altri un simbolo della radicalizzazione dell’arte. Quello che è certo è che il musicista ha ancora una volta acceso un faro su una delle questioni più complesse e divisive del nostro tempo: il confine tra lotta politica e legalità, tra dissenso e reato.

In attesa di sviluppi legali, Roger Waters sembra tutt’altro che intenzionato a fare un passo indietro. Il suo messaggio è chiaro… “La storia mi darà ragione.”

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