Sant’Egidio. Se anche fossero stati fatti tempestivamente determinati esami diagnostici, che avrebbero evidenziato subito il ‘valvolo’ che causò il decesso della piccola Francesca Sophia Marcozzi, non c’era certezza che la bimba avrebbe comunque avuto elevate possibilità di salvezza.
I periti della Procura di Ascoli hanno concluso così anche la seconda perizia disposta dalla magistratura sul caso della bambina di Sant’Egidio alla Vibrata morta a 16 mesi il 30 giugno del 2012 nell’ospedale Mazzoni di Ascoli Piceno. L’inchiesta era stata archiviata nel 2013 dopo che i periti del pm non avevano ravvisato nesso causale fra la condotta dei medici e la morte della piccina.
Il gip Giuliana Filippello, su richiesta del pm Cinzia Piccioni, l’ha riaperta nel 2014 a seguito dell’opposizione della famiglia Marcozzi che ha depositato una perizia in base alla quale “in caso di diagnosi tempestiva di volvolo intestinale si sarebbe potuto e dovuto intervenire chirurgicamente con successo”.
In considerazione di quanto emerso, il pm Piccioni ha chiesto ulteriori chiarimenti ai propri consulenti. Il pronunciamenti dei Ctu è stato lo stesso. Il magistrato tirerà ora le somme, anche tenendo conto della consulenza depositata dai familiari della piccola.