Chieti. Titano, la più grande luna di Saturno, è l’unico corpo del Sistema Solare, oltre alla Terra, che oggi possiede liquidi sulla sua superficie. Grazie alla missione Cassini-Huygens della NASA / ESA / ASI (2004-2017) è stato scoperto che sono presenti nelle regioni polari di Titano laghi e mari composti di idrocarburi allo stato liquido, principalmente metano disciolto in azoto.
L’origine dei laghi e dei mari di Titano rimaneva una domanda irrisolta a cui è stato possibile rispondere, almeno in parte, grazie al recente lavoro di un team internazionale di scienziati guidato dal dott. Giuseppe Mitri, ricercatore presso il Dipartimento di Ingegneria e Geologia (InGeo) e l’International Research School of PlanetarySciences (IRSPS) dell’Università degli Studi “Gabriele d’Annunzio” di Chieti-Pescara, che ha pubblicato un articolo su Nature Geoscience sull’origine dei piccoli laghi con bordi in rilievo su Titano. Utilizzando i dati radar dell’ultimo passaggio ravvicinato di Titano da parte della missione Cassini, in combinazione con analisi morfologiche e quantitative, la ricerca suggerisce che i laghi con bordi in rilievo potrebbero essere crateri prodotti da esplosioni generate dalla transizione di fase dell’azoto che era presente su Titano sia sulla superficie sia nel sottosuolo; la transizione di fase dell’azoto dallo stato liquido allo stato di vapore sarebbe avvenuta durante uno o più eventi di riscaldamento nel passato di Titano quando erano presenti temperature inferiori rispetto alle attuali (93 K, -180 ºC). I crateri si sarebbero successivamente riempiti di metano e azoto liquido formando i laghi che è stato possibile osservare durante la missione Cassini. A conferma di questo nuovo modello, la morfologia di molti dei laghi presenti su Titano presenta bordi rialzati tipici dei crateri esplosivi.
“I dati che abbiamo ottenuto durante l’ultimo passaggio ravvicinato di Titano da parte della sonda Cassini -spiega il dott. Giuseppe Mitri- hanno permesso di chiarire non solo come si sono formati i laghi di Titano, ma anche come la presenza di una atmosfera e i cambiamenti climatici che sono avvenuti su Titano hanno fortemente influenzato i processi geologici presenti sulla sua superficie”.
È possibile accedere all’articolo dal link: https://www.nature.com/ngeo/