Sulmona. Il botanico Aurelio Manzi, esperto conoscitore delle piante della tradizione popolare abruzzese, ha individuato nell’Abruzzo costiero, e nello specifico la Riserva Regionale “Lecceta di Torino di Sangro”, una delle ultime popolazioni di vite selvatica (Vitis vinifera subsp. sylvestrys), specie rarissima in tutto il territorio nazionale.
La stazione scoperta è l’ultima della nostra regione, per via della rarefazione dei boschi ripariali e planiziali; come indicato da Manzi: “nel Medioevo la pianta, abbastanza diffusa sia lungo la fascia costiera che nelle conche interne, era nota come uva rustica o lambrusca ed i suoi frutti venivano raccolti per essere vinificati”.
L’importante scoperta di Manzi ha subito visto l’interessamento dell’Ente Parco Nazionale della Majella, che nelle proprie strutture, quali Banca del Germoplasma e Giardini Botanici, superando i confini geografici del Parco, concretizza sul piano regionale un’azione di tutela delle risorse genetiche sia sulle specie spontanee (comprese quelle forestali) che coltivate di interesse agroalimentare ed ornamentale: in concreto da alcune talee e frutti di un esemplare di vite si è riusciti a riprodurre decine di individui, al fine di programmare sia un rafforzamento della popolazione esistente, sia la creazione di una nuova stazione.
Al momento c’è il forte interessamento della Cantina Frentana di Rocca San Giovanni, che intende avviare una ricerca di tipo agronomico finalizzata al recupero di antiche varietà, che in genere meglio si adattano al clima e presentano una maggiore resistenza alle malattie.
L’ Ente Parco Nazionale della Majella e la Cantina Frentana, d’intesa e con gli altri soggetti istituzionali interessati al recupero della vite quali Riserva Regionale “Lecceta di Torino di Sangro”, Riserva Regionale “Bosco di Don Venanzio” (quale area in cui creare la nuova popolazione), stanno procedendo alla formalizzazione di un protocollo d’intesa, che sarà presentato pubblicamente a settembre alla stampa nazionale per il settore vitivinicolo.