Pescara, spari al ristorante: “Pecorale ha problemi psichiatrici, lite per la cottura degli arrosticini””

Pescara. Insoddisfazione per la qualità degli arrosticini e per i tempi di attesa . Questi i motivi “emozionali” all’origine della discussione che ieri ha portato Federico Pecorale a sparare al cuoco di 23 anni Yelfri Guzman nel ristobar CasaRustì di piazza Salotto.

A confermarlo è il questore del capoluogo adriatico, Luigi Liguori, che nel corso di una conferenza stampa ha ricostruito i dettagli della delicata operazione che ha consentito la cattura del 29enne ora in carcere.

Liguori ha sottolineato “l’imprevediblità” del soggetto, fattore che ha reso estremamente rischioso l’intervento, condotto mentre il presunto aggressore era a bordo di un taxi, diretto all’estero. Gli investigatori, grazie alle telecamere e alle tracce seguite, nel giro di poche ore sono risaliti al 29enne, poi fermato in tarda serata nelle Marche. Intanto, in ospedale, il 23enne “lotta tra la vita e la morte”, ha sottolineato il questore.

Ben 4 le questure coinvolte: Pescara a capo, con l’ausilio di Fermo, Pesaro e Ancona. Fondamentale, però, la collaborazione del tassista che Pecorale ha contattato nel pomeriggio offrendogli un lauto compenso per portarlo fuori confine. Originario di Montesilvano, infatti, il 29enne è da lungo tempo emigrato in Svizzera con la famiglia e proprio verso il nord aveva scelto di dirigersi. Era tornato in città da pochi giorni e alloggiava in un albergo del centro, dove aveva prenotato fino al 16 aprile: per pochi minuti, racconta il questore, non è stato preso in stanza, dove sono state trovate tracce evidenti del delitto.

L’autista, inizialmente, non sapeva che si trattasse del fuggitivo, quindi ha accettato la corsa, fin quando non è stato contattato dalla polizia. La questura pescarese ha scelto la via del silenzio, evitando di far intervenire elicotteri, e rinunciando a blitz che potessero turbare l’emozionalità e l’imprevedibilità di Pecorale, che –  come ricordato dal questore – non si sapeva se fosse ancora in possesso dell’arma con cui ha sparato.

A distanza, con il coordinamento delle questure marchigiane, carabinieri e polizie locali, individuato il taxi, hanno seguito il fuggitivo a distanza, allertando il tassista senza farsi scoprire e indicandogli di usare la scusa di un rifornimento per fermarsi.

Alle 22:55, il taxi si è fermato nell’area di sosta di Metauro, sull’autostrada A14: lì il tassista si è allontanato per evitare di essere preso in ostaggio, lasciando anche il taxi in un punto lontano da eventuali passanti. Quindi l’intervento della polizia stradale di Pesaro che, come riferito da Liguori, ha trovato Pecorale tranquillo, come se non fosse pienamente lucido e al corrente di quanto avesse commesso, perfino sorpreso di essere fermato.

Sui motivi che lo hanno spinto a sparare, sembrerebbe aver confermato di essersi alterato per i tempi di attesa e l’insoddisfazione del cibo. Non sarebbe in possesso di porto d’armi né con precedenti penali: si indaga, dunque, anche sulla provenienza della pistola con cui ha sparato a sangue freddo. Nel ristorante di piazza Salotto sarebbe già stato venerdì, come confermato anche dai proprietari, ma in quel caso non avrebbe dato alcun disturbo.

Sullo stato psicologico di Pecorale, si è espresso l’avvocato difensore, Florenzo Coletti: “Sto contattando il servizio sanitario svizzero per farmi mandare i documenti perché il mio assistito ha comunque una problematica psichiatrica”, ha riferito. “Voglio capire bene che tipo di problematica c’è – ha aggiunto – per sapere se bisogna richiedere una perizia psichiatrica, se è capace di intendere e volere”.

 

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