Via libera anche in Italia all’impiego degli anticorpi monoclonali contro il Covid-19.
Dopo l’ok della Commissione tecnico scientifica dell’Aifa il ministro della Salute Roberto Speranza ha firmato il decreto che ne autorizza la distribuzione, in via straordinaria.
Che cosa sono?
Sono anticorpi sintetici ottenuti in laboratorio sulla base di quelli più efficaci prodotti dai pazienti già immunizzati al Covid-19. Alle cellule ingegnerizzate in laboratorio viene “insegnato” a produrre gli anticorpi migliori per combattere la malattia.
Come funzionano?
Gli anticorpi monoclonali riconoscono e si legano alla proteina spike, che costituisce la corona del virus e che il virus stesso utilizza per entrare nelle cellule ed infettarle. Agiscono dunque attaccando il virus come se l’individuo a cui vengono somministrati fosse già vaccinato o immunizzato.
Quando vengono somministrati?
Sono efficaci nelle fasi precoci della malattia, entro 72 ore e non oltre 10 giorni dal riscontro dell’infezione. Inoltre possono essere usati preventivamente come scudo anti-contagio (con una efficacia di qualche mese). Nei pazienti gravi la loro efficacia è risultata molto limitata.
A chi verranno somministrati?
L’idea è di somministrarli ai pazienti che rischiano maggiormente di sviluppare la malattia in forme gravi e dunque anziani, cardiopatici, obesi ed immunodepressi.
Come vengono somministrati?
Per soluzione endovenosa che ha la durata di un’ora alla quale segue un periodo di osservazione di 15-30 minuti (come avviene anche nella somministrazione dei vaccini).
Al momento in Italia sono due i monoclonali approvati, e sono americani: Regeneron, che va ad abbattere la carica virale ed Eli Lilly che ridurrebbe la mortalità del 70%. I costi sono elevatissimi: si parla di cifre tra mille e duemila euro a dose.
L’efficacia nei confronti delle nuove varianti non è sicura e se il virus muta bisognerà cercare anche nuovi anticorpi.