Tragedia Francavilla, “La bambina non è stata sedata”

“Ho chiesto al marito come si chiamava e mi ha detto il nome, Marina. E io la chiamavo: Marina Marina! Per vedere se dava qualche segnale importante, ma lo sguardo era sempre fisso in un’unica direzione”. E’ ancora commosso Giuliano Salvio, il medico abitante nella palazzina che per primo ha soccorso Marina Angrilli, una delle due vittime della tragedia di Chieti Scalo; mentre racconta i fatti all’ANSA. 

 

“Sono arrivate due ambulanze del 118 insieme a una Volante della Polizia, e a questo punto mi sono disinteressato a lui (ndr. il marito di Marina Angrilli, Fausto Filippone) ma continuava a vedere la signora e ad assistere ai soccorsi. Sono rimasto diversi minuti da solo con la signora e dopo aver assicurato l’intervento del 118 ho notato una persona. Non si è subito avvicinata. Pensavo fosse uno dei curiosi”.

“Poi – ha proseguito Salvio parlando di Filippone – gli ho chiesto se sapesse cosa fosse successo e lui mi ha risposto che era caduta dal secondo piano. Non sapevo che fosse il marito. Solo quando gli ho chiesto se conosceva la signora, lui mi ha risposto: è mia moglie. Io pensavo però alla signora che si agitava sempre di più che cercava addirittura di alzarsi e sanguinava sempre più vistosamente. Poi lui era distante e passeggiava nervosamente vicino al muro, farfugliava qualcosa ma non è che urlava o si disperava”.

“Ha fatto una cosa molto strana”, aggiunge il dottor Salvio. “Mi ha chiamato, mi ha dettato un numero telefonico e mi ha detto: vado a prendere mia figlia. A me la cosa è sembrata strana, e io gli ho detto tu resti qui fino a quando non arriva il 118. Lui non mi ha risposto, è rimasto lì muovendosi nervosamente. Dopo sono arrivate due ambulanze del 118 insieme ad una Volante della Polizia, e a questo punto mi sono disinteressato a lui, ma seguitava a vedere la signora e ad assistere ai soccorsi”.

“Io mi sono avvicinato per vedere le sue condizioni. Era supina e con il volto verso l’alto, immobile, e appena l’ho toccata per vedere il polso, ha iniziato a muovere la testa. Ho visto che era ancora viva, e chiaramente dalla posizione e dalla pozza di sangue ho capito che era caduta dall’alto. Ho chiamato il 118 anche se avevano già provveduto altri condomini. Poi mi sono chinato a prestare i soccorsi alla signora che man mano cominciava a muoversi. Io l’ ho tenuta ferma e cercavo di rianimarla. Ho visto che c’era una frattura molto grande del cranio e addirittura la signora a tratti urlava ma tra un urlo e un altro era silenziosa, ferma e immobile”.

“Mi viene difficile poter credere che sia sfuggito l’atteggiamento di questa persona, distaccata, in preda ad uno stato che non aveva un aspetto di normalità. Faccio fatica a credere che questo possa essere sfuggito ad una pattuglia di polizia”.

Lo dice all’ANSA Francesco Angrilli, fratello di Marina, in merito alla testimonianza riportata dal dottor Salvio.

“Sono sconvolto dalle notizie che ho letto”, ha aggiunto. “Ho pieno rispetto e fiducia per le forze dell’ordine. Sulla dinamica di quanto accaduto a Chieti attendo le versioni ufficiali delle fonti istituzionali preposte, a precisazione di quanto dichiarato stamani e forse male interpretato da alcuni. Non sono in grado di stabilire se ci siano delle responsabilità: saranno gli organi preposti a fare quello che devono fare e non ho nessuna intenzione di procedere contro qualcuno – ha chiarito Angrilli – so quello che ho perso, non lo potrò riavere e cercare di fare del male a qualcuno non mi potrebbe essere di alcun aiuto”.

LA BAMBINA NON E’ STATA SEDATA. “Escludo che la bambina sia stata sedata”, ha detto lo psichiatra Massimo Di Giannantonio, il mediatore che ha tentato, domenica scorsa, sul viadotto della A14, di dissuadere Fausto Filippone dal gettarsi nel vuoto. “Dal racconto degli agenti che sono giunti per primi sul posto – riferisce il direttore del dipartimento salute mentale della Asl Lanciano Vasto Chieti – la bambina era in piedi sul burrone con il braccio del padre che le cingeva la vita. Poi l’ha lanciata e lei è venuta giù senza nessuna espressione, come un sasso. Era annichilita dal terrore. Era immobilizzata, ma non dai farmaci”.

E sul movente: “Si stanno raccogliendo tutti gli elementi utili per dare una risposta a questa tragedia. Ma se cerchiamo un movente razionale non capiamo la patologia psichiatrica grave”. “I familiari”, prosegue ancora Di Giannantonio, “riferiscono di un uomo che negli ultimi tempi era sempre più assente. Sicuramente un evento importante era stato la perdita della madre ma lui, su quel precipizio, faceva risalire a 15 mesi fa fatti che gli avevano stravolto la vita“. E’ dopo la morte della madre, nell’agosto scorso, che era apparso particolarmente provato. “Un componente della famiglia ha parlato di questo con la moglie. Ma lui, dopo che la moglie stessa gli aveva riferito della preoccupazione della sua famiglia, ha avuto una reazione forte, è andato da questo familiare dicendo: ‘Non devi entrare nella mia vita privata’”. Quindi, sottolinea Di Giannantonio, “il fuoco covava sotto la cenere ma era importante per Filippone mantenere l’etichetta di normalità, efficienza ed efficacia”.

“Su quel precipizio ripeteva – riferisce lo psichiatra-mediatore – ‘ecco some mi sono ridotto. Sono diventato un fenomeno da baraccone. Ho compiuto delle cose drammatiche e non me lo spiego. Ma avendole fatte ora c’è solo una possibilità”. Un piano prestabilito? “Era un ingegnere, abituato a programmare”. Anche la scelta del viadotto e del punto da dove compiere i gesti estremi per la figlia, Ludovica di 10 anni, e per lui? “Probabile che abbia pianificato anche questo”, risponde l’esperto. Mentre sui risultati dell’autopsia sulla moglie di Filippone, Marina Angrilli, che ha stabilito che si tratta di omicidio, lo psichiatra Di Giannantonio non ha avuto dubbi fin dall’inizio: “Quello che aveva compiuto è apparso chiaro fin da subito”.

PM CHIETI: NESSUN PROCESSO. “In virtù dell’impatto sociale che ha avuto questa vicenda, anche se nessuno finirà sotto processo, in Corte d’Assise, perché il caso purtroppo è risolto con la morte dell’unico colpevole, il marito, è intenzione della Procura andare fino in fondo a tutti gli aspetti della vicenda per fare luce su quanto accaduto”. Lo ha detto all’ANSA il procuratore capo di Chieti, Francesco Testa, in queste ore a Palermo per partecipare alle celebrazioni in ricordo di Giovanni Falcone. Il procuratore ha così chiarito che verranno esaminati tutti gli aspetti della tragedia della famiglia Filippone per una corretta ricostruzione dei fatti.

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