Covid, la variante inglese è più rischiosa per i bambini?

Quello a cui si assiste, nelle ultime settimane, è un aumento dei casi Covid-19 tra bambini e ragazzi.

La maggiore incidenza del virus, nei più piccoli, viene riferita alla variante inglese anche se, al momento, non ci sono prove o dati certi al riguardo: l’unica cosa certa è che in molte Regioni i governatoti stanno decidendo per la didattica a distanza, anche per elementari e medie, proprio per frenare la trasmissione del contagio.

L’Istituto Superiore di Sanità aveva riferito che “le varianti più preoccupanti non sembrano causino sintomi più gravi in nessuna fascia di età, tuttavia in Abruzzo, Marche e Toscana si è assistito ad un boom di casi collegati alle varianti in ambito scolastico, con la conseguente chiusura di tutte le scuole.

Ad esporsi sono stati prima l’epidemiologo Lopalco “abbiamo realizzato un sistema di sorveglianza speciale di queste varianti che ci preoccupano molto soprattutto quella inglese che è purtroppo legata al mondo della scuola, visto che gira tra i ragazzi” e poi il virologo Burioni “attenzione alle scuole con questa variante molto più contagiosa”.

Dalla vicina Inghilterra, che per prima ha chiuso tutte le scuole per la diffusione della variante inglese, uno studio evidenzia che non c’è nesso causale tra le varianti e un aumento della gravità della malattia nei ragazzi ma che ciò è dovuto semplicemente ad una maggiore trasmissibilità del virus nelle sue varianti. In un articolo sul quotidiano online Open si legge (sempre in riferimento allo studio inglese) che “non si sono trovate prove di casi più gravi verificatesi nei bambini e nei giovani durante la seconda ondata, questo suggerisce che l’infezione con la variante B.1.1.7 non si traduce in un decorso clinico sensibilmente diverso dal ceppo originale”.

E’ di poche ore fa la notizia che, prima della firma del nuovo Dpcm, il governo ha chiesto chiarimenti al Comitato Tecnico Scientifico circa l’impatto della didattica in presenza sulla curva epidemiologica. Il Comitato Tecnico Scientifico ha chiesto a sua volta all’Istituto Superiore di Sanità “i dati sull’andamento dei contagi delle fasce scolari”.

Ricordiamo che, in passato, il Comitato Tecnico Scientifico si pronunciò contro la chiusura delle scuole laddove poi rimanessero possibili tutte quelle situazioni extra-scolastiche che diventano occasione di aggregazione tra i ragazzi.

Valentina Fratò

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