Dispensatori di grande gioia durante tutta l’infanzia, con il tempo sono stati dimenticati in favore di novità e versioni più moderne. Tuttavia c’è ancora chi li ricorda bene e che è anche disposto a pagarli uno sproposito pur di averli: controlla subito se sono ancora in casa tua.
C’è un momento nella vita di tutti noi in cui si supera una linea invisibile che separa l’infanzia dall’età adulta. Non è qualcosa che capita a tutti nello stesso momento e non è qualcosa che si vive con la medesima intensità e nella medesima maniera, ognuno ha la propria esperienza della scoperta dell’età adulta ed ha il proprio modo di affrontarla e di coniugarla con il sé passato.

Questa linea di demarcazione tra il periodo iniziale della vita e quello che ci fa incamminare verso il percorso consapevole della nostra esistenza non è netta. Tutti portiamo dietro quello che Pascoli ha definito “Fanciullino interiore” ovvero quell’aspetto o quell’attività che ci permette di sottrarci al destino di morte che proprio l’avanzare del tempo e dell’età sottolineano con brutale puntualità.
Sebbene non tutti riescano a trovare una forma d’arte in grado di vincere la morte, è invece certo che ciascuno di noi ha una forma di memento che permette di bloccare il tempo in un preciso momento, di “riportarlo in vita”, di far riemergere quel fanciullino interiore che troppo spesso tendiamo a dimenticare e relegare in una parte nascosta e non sempre accessibile della nostra personalità.
L’oggetto emblematico di questo processo nostalgico e allo stesso tempo salutare è chiaramente la fotografia, ma in quest’epoca consumistica in cui il nostro tempo è suddiviso in attività tese a distrarre la mente da problematiche reali e vane ruminamenti interiori, il ricordo e parte di quel fanciullino interiore in grado di disvelare la verità e la vita può legarsi ad un singolo oggetto o all’attività che esso rappresenta.
Romanticismo contro materialismo: vale la pena barattare un ricordo?
Il fatto che gli oggetti tipici dell’infanzia siano divenuto oggetto del desiderio al punto da assumere una valutazione economica ben superiore al valore di mercato indica due cose: la prima è che tutti siamo alla ricerca di quel qualcosa in grado di risvegliare il fanciullino interiore, lo desideriamo così ardentemente da pagare un prezzo alle volte eccessivo. La seconda è che in quest’epoca tutto ha un prezzo, persino i ricordi, le emozioni e il legame con la parte più profonda di noi stessi.

Dato che ci siamo buttati sul filosofico viene da chiedersi se valga la pena barattare qualcosa di così emotivamente inestimabile per il possesso del vile denaro. La risposta può essere positiva per due motivazioni, una pratica e l’altra filosofica. La motivazione pratica è abbastanza palese: ricevere una cifra enorme per qualcosa che non si utilizza più è letteralmente un affare.
Per quanto riguarda il discorso etico-filosofico, va ricordato come non sia l’oggetto in sé ciò che permette connettersi con l’io interiore e che l’applicazione della poetica pascoliana a qualcosa di materiale è una forzatura nonché uno stravolgimento del significato della stessa. La nostra parte più vera, la nostra essenza rimarrà sempre a disposizione e avremo sempre modo di richiamarla a noi.
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Gli oggetti dell’infanzia che oggi valgono una fortuna: i videogame
Disbrigata la “questione” filosofica (mi chiedo se c’è qualcuno oltre al sottoscritto che si sofferma su simili masturbazioni mentali), veniamo al dunque e riveliamo quali degli oggetti caratterizzanti dell’infanzia di un po’ tutti oggi valgono tanto da poter quantificare il nostro legame con essi. In questo caso gli oggetti sono i videogame, passatempo – e qualcosa di più per molti – tra gli anni ’80 e ’90 è diventato così popolare da allargare a dismisura i confini del target di riferimento e diventare qualcosa di più grande.

Il frutto di questa espansione è l’elezione di questa forma di intrattenimento a fenomeno di culto pop per intere generazioni. Da questa passione condivisa tra le proprie basi anche il mercato del collezionismo e dunque la possibilità di moltiplicare il valore di videogame posseduto seguendone i suoi parametri: interesse, rarità, condizioni di conservazione e particolari che rendono l’articolo ricercato unico.
Tra i giochi che hanno fatto la storia, secondo la valutazione offerta da ‘Catawiki’ la top 5 dei giochi di maggiore valore è così composta:
5 – Stadium Events (NES) – Valore stimato: € 2.433 – € 38.661
4 – Air Raid (ATARI 2600)- Valore stimato: € 12.974 – € 30.950
3 – Tetris (SEGA GENESIS/MEGADRIVE)- Valore stimato: € 2.800 – € 14.970
2 – Birthday Mania (ATARI 2600)– Valore stimato: € 13.901 – € 32.435
1 – Gamma Attack (ATARI 2600)– Valore stimato: € 18.534 – € 46.337.
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Non vi sembra che manchi qualcosa? Se è così non sbagliate perché il gioco venduto al prezzo più alto è Super Mario Bros 3 a 156.000 dollari. Tuttavia c’è da precisare che non tutte le copie possono essere vendute ad un simile prezzo, quella che è stata battuta all’asta a questa cifra apparteneva alla prima stampa del gioco in cui Mario aveva la mano vicina alla scritta “Bros” di cui esistono pochissime copie.