Lorenzo Zacchi di Geopolitica.info in esclusiva ai nostri microfoni sulla guerra in Siria: “Ci sono stati tentativi di stabilizzazione, ma…”
In Siria ormai da una settimana prosegue l’avanzata dei ribelli. L’obiettivo, come spiegato in più di un’occasione da parte del leader, è quello di rovesciare il potere e far cadere Assad.
La nostra redazione ha contattato Lorenzo Zacchi, responsabile Medio Oriente di Geopolitica.info, per fare il punto della situazione e capire cosa sta accadendo.
Lorenzo Zacchi, cosa sta succedendo in Siria?
“Negli ultimi anni in Siria ci sono stati tentativi di stabilizzazione della situazione. Addirittura si vociferava sul fatto che Assad tentasse di integrarsi fra i Paesi arabi e quindi svincolarsi dall’Iran. Tutto questo processo si è interrotto e deteriorato nell’ultima settimana. Abbiamo assistito ad una incredibile e velocissima avanzata dei ribelli e negli ultimi giorni sono entrati in campo anche i curdi. Ora Assad deve rischiare di fermare questi due fronti altrimenti rischia di cadere“.
L’obiettivo dei ribelli è quello di rovesciare il regime. Cosa dobbiamo aspettarci nei prossimi giorni?
“La variabile più importante è quanto Iran e Russia vogliano intervenire in maniera massiccia. Una decina di anni fa Assad rischiava di cadere, ma è stato salvato da questi due Paesi. Dieci anni dopo ci troviamo nella stessa situazione e se i due Stati decidano di aiutare il leader siriano, allora si salva. Altrimenti c’è il rischio che possa cadere“.
L’intervento di Iran e Russia potrebbe portare ad una reazione della Turchia?
“Più che capire la reazione, in che modo i due Stati possano intervenire. L’Iran ha detto chiaramente che aiuterà Assad. Se non si dimostrasse in grado di difendere la Siria, rischierebbe di vedersi buttata giù l’architettura di sicurezza costruita negli ultimi 20 anni. La Russia è concentrata sulla partita ucraina. Ha diverse basi militari nel territorio siriano e deve evitare che queste vengano tagliate fuori dalla connessione con Damasco. Poi non dimentichiamoci che ci sono anche gli americani in quel Paese. La Turchia è un attore primario perché ha legami fortissimi con i ribelli. Ci saranno una serie di variabili che porta difficile a capire cosa potrà accadere“.
Gli Stati Uniti come si posizionano in questo conflitto?
“Gli Stati Uniti sono meno concentrati sulle dinamiche esterne per la transizione di potere. Diciamo che Washington non avrebbe mai visto in maniera negativa una Siria integrata con i Paesi arabi. È altrettanto vero che gli americani non potrebbero accettare un ingresso dell’Iran in questo territorio“.
Assad si è fatto cogliere impreparato o non c’erano i segnali?
“Ha ripreso potere, ma non ha mai controllato il territorio. Per cui più che impreparato, è crollata la pacificazione su carta per congelare il conflitto“.