Non tutti i beni possono essere pignorati e il Fisco ha determinati limiti da rispettare anche quando si tratta di casa, stipendio e pensione.
I creditori non possono aggredire tutti i beni di un debitore. Il riferimento è in particolare al Fisco italiano alias l’Agenzia delle Entrate e Riscossione; in questo caso il legislatore ha imposto limiti ben precisi che limitano la libertà di manovra dell’Ente.
Si parla di Fisco non a caso, perché la legislazione italiana prevede importanti differenze nel caso in cui il debitore sia l’Agenzia delle Entrare e Riscossione o un privato; nel primo caso, infatti, ci sono molti più limiti alla lista dei beni pignorabili e più in generale limiti sulle possibilità di aggredire i beni di un debitore.
Il pignoramento o l’espropriazione forzata è di per sé un processo esecutivo estremo, al quale il creditore -quale che sia- arriva in ultima fase dopo aver attraverso un lungo processo di richiesta di riscossione del debito, attraverso l’invio di notifiche che richiedono il pagamento dello stesso. In caso di mancato adempimento, il codice civile permette al creditore di agire in giudizio aggredendo i beni del debitore per recuperare la somma necessaria.
Tuttavia, lo stesso sistema giudiziario prevede dei paletti al pignoramento al fine di bilanciare al meglio il diritto dei creditori e la necessità di proteggere la dignità dei debitori.
Partiamo dal bene forse più delicato quello spesso considerato intoccabile: la casa. Secondo la legislatura la casa può essere pignorata ma a determinate condizioni; intanto che l’importo del debito con il Fisco sia superiore a 120mila euro, che il patrimonio immobiliare complessivo del debitore sia pari almeno a 120mila euro e, infine, che il debitore abbia la possibilità di effettuare un pagamento a rate.
L’Agenzia delle Entrate non può procedere al pignoramento dell’immobile poi se questo è l’unico immobile posseduto dal debitore e coincide con la residenza dello stesso; non rientrata nella classificazione catastale degli immobili di lusso.
Per quanto riguarda, invece, le somme di denaro, sia che si tratti di pignoramento dello stipendio che della pensione va rispetto il principio del minimo vitale. Nel caso dello stipendio questo significa che il pignoramento può avvenire per 1/5 dello stipendio netto mensile -attenzione però al TFR perché questo è un altro bene che può essere aggredito.
Sempre parlando di stipendio, inoltre, se il creditore è il Fisco ci sono altri limiti:
Infine la pensione. Il concetto di minimo vitale è comunque garantito e questo viene stabilito di anno in anno in base all’assegno sociale. Nello specifico non si possono pignorare pensioni che non superano del doppio l’assegno sociale; quest’anno la cifra di riferimento è 534,41 euro il che vuol dire che le pensioni fino 1.068,82 euro non possono essere pignorate. Si può aggredire di 1/5 la parte in eccedenza.