Le notizie sconcertanti continuano a susseguirsi quando si parla di pensione: dopo la rinuncia al TFR prepariamoci ad assegni che dipenderanno dal nostro Isee.
Le pensioni ormai sono la nostra fonte di preoccupazione più grande e, ad ogni nuova notizia, tremiamo nel timore che la situazione possa ulteriormente peggiorare rispetto a quella attuale. Il colpo al cuore della Legge Fornero ancora lo ricordiamo tutti molto bene.

Persone che pensavano di smettere di lavorare dopo un anno, sono dovute restare in ufficio o in fabbrica per molto più tempo. Ma non è questo il peggio: per quanto la Legge Fornero non piaccia quasi a nessuno, forse non è il male assoluto. Il Governo di Giorgia Meloni sta lavorando ad una riforma molto ambiziosa.
L’obiettivo è superare la Fornero già dal prossimo anno. Il problema, come sempre, è tenere in piedi tutto perché le casse dell’Inps non se la passano bene e troppe pensioni anticipate potrebbero rappresentare il colpo di grazie. Da qui l’idea di collegare l’importo dell’assegno previdenziale al nostro Isee. Cittadini sotto shock.
Pensioni: cosa cambierà dal 2026
Il nodo delle pensioni resta il più spinoso, il più arduo, quello che nessun Governo, fino ad ora, è riuscito a sciogliere mettendo tutti d’accordo. E forse il problema è proprio questo: voler mettere tutti d’accordo in un campo troppo scivoloso dove, necessariamente, qualcuno resterà deluso.

L’Esecutivo, ancora una volta, si trova di fronte a istanze inconciliabili: mandare i lavoratori in pensione prima e tenere in piedi l’Inps garantendo stabilità all’intero Paese. Tutto questo entro la fine della prima legislatura. Sul tavolo delle ipotesi, quella più probabile per superare la Fornero, sembra essere la flessibilità in uscita. Una sorta di Quota 41 – misura tanto cara alla Lega di Matteo Salvini – ma un tantino stravolta. Si parla infatti di chiamarla “Quota 41 flessibile”.
La nuova Quota 41 flessibile manterrà fermo il requisito dei 41 anni di contributi necessari per lasciare il lavoro ma, a differenza della Quota 41 che conosciamo, si rivolgerà a tutte le categorie lavorative. Non solo: l’altra novità importante è che verrà introdotto un requisito anagrafico. In pratica con Quota 41 flessibile tutti potranno andare in pensione una volta raggiunti i 41 anni di contributi ma non prima di aver compiuto 62 anni.
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Pensioni: l’assegno cambierà in base all’Isee
Come spiegato nel paragrafo precedente, il Governo Meloni sta lavorando da mesi per trovare un’alternativa che possa sostituire la legge Fornero senza compromettere la stabilità dell’Inps. Ed è in questo quadro che s’inserisce Quota 41 flessibile.

Con Quota 41 flessibile una persona potrà accedere alla pensione a partire dai 62 anni e fino ai 67. Insomma si sarà liberi di decidere se riposarsi o continuare a timbrare il cartellino. A questo punto sorge la domanda: perché mai un lavoratore dovrebbe scegliere di restare in ufficio fino a 67 anni se l’Inps gli riconoscerà l’assegno già a 62?
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La risposta è semplice: per ogni anno di anticipo rispetto ai 67 anni l’assegno verrà decurtato del 2%. Questo taglio, però, è previsto solo per coloro con un Isee superiore a 35.000 euro: chi è al di sotto avrà la sua pensione per intero. Pertanto, a conti fatti, se questa ipotesi verrà approvata, dal 2026 anche l’importo della pensione dipenderà dal nostro Isee.





