Il tema pensioni è sempre molto caldo e delicato, ma per chi sta per raggiungere l’agognato traguardo questa volta ci sono buone notizie.
Il lavoro è sicuramente un’attività che nobilita l’uomo, non nel senso propagandistico e legislativo del termine, ma dal punto di vista meramente sociale. Svolgere un’attività che sia utile a se stessi e al prossimo è qualcosa che dà soddisfazione e consente a ciascuno di noi di sentirsi appagato.
Ciò che spesso rende inviso il lavoro sono le condizioni in cui viene svolto. I lavoratori spesso sono costretti a turni di lavoro estenuanti, oppure ricompensati con una paga che è insufficiente ai propri bisogni. A questo si devono aggiungere i casi – purtroppo decisamente numerosi – di lavori svolti solo per la necessità economica e dunque non in grado di appagare il lavoratore, non in grado di nobilitarlo nel senso detto.
Al di là delle varie casistiche, arriva per tutti il momento in cui non si riesce più a svolgere le mansioni con la giusta concentrazione e dedizione. Dopo 40 anni di attività, infatti, si sviluppa il desiderio di strutturare la propria giornata in modo diverso, di dedicare la maggior parte del nostro tempo alla famiglia e agli affetti, oppure alle proprie passioni.
Un simile traguardo, però, si raggiunge solo quando si maturano i requisiti per andare in pensione. Un obiettivo che in questi anni si è allontanato nel tempo, arrivando sino alla soglia dei 67 anni. Gli ultimi governi hanno concesso degli scivoli pensionistici che hanno consentito a diversi lavoratori di anticipare la pensione, ma per la maggior parte la soglia anagrafica standard è l’unica soluzione.
La speranza di molti lavoratori è che ci possa essere una riforma strutturale della pensione che consenta ai cittadini di ottenere questo traguardo prima dei 67 anni. Sebbene l’aspettativa di vita al giorno d’oggi si sia allungata, è chiaro che a 67 anni si è giunti ad un’età decisamente avanzata e che molte delle cose che si sognano di fare in pensione sono precluse o più difficili da realizzare.
Andare in pensione prima consente di avere maggiori energie da dedicare al proprio benessere e ai propri cari (magari si vuole dare una mano ai figli con i nipotini). Una prospettiva, però, che con il passare del tempo diventa sempre più irrealistica, visto che la soglia anagrafica della pensione viene stabilita proprio in considerazione dell’aumento dell’aspettativa di vita. In sostanza più cresce l’aspettativa di vita media più tardi si va in pensione.
Con l’attuale sistema pensionistico ogni due anni si valutano i dati sull’aspettativa di vita confrontando le medie dei valori registrati nell’ultimo e nel penultimo biennio utile – dunque per il calcolo attuale che verrà ufficializzato il prossimo anno quando si avranno i dati complessivi il 2021-2022 e il 2023-2024 – e se questi palesano un aumento significativo dell’aspettativa di vita s’innalza anche la soglia anagrafica per andare in pensione.
La buona notizia è che a quanto pare fino al 2027 la soglia anagrafica dovrebbe rimanere 67 anni. In base ai dati raccolti finora, infatti, le aspettative di vita si allungano ma non in modo tale da comportare uno slittamento significativo: il ritardo all’ottenimento della pensione sarà di soli 3 mesi.