Non tutti i supermercati e discount garantiscono il massimo risparmio possibile. Per fare la spesa alcuni punti sono più convenienti di altri, ed anche di moltissimo.
Fare la spesa risparmiando è una prerogativa che riguarda soprattutto i discount. Nel corso del tempo questa tipologia di punti vendita dove potere fare rifornimento di beni è riuscito a colmare il gap che c’era con supermercati ed ipermercati. Dal punto di vista qualitativo ora spesso e volentieri addirittura alcuni discount si fanno preferire.
È qui che per molti fare la spesa conviene di più, senza rinunciare alla bontà ed a tutti quei pregi che appartengono ai prodotti di marca. Questo si spiega con i produttori che realizzano articoli alimentari di primo piano in vendita nei supermercati e simili. Ma che allo stesso tempo producono prodotti analoghi per discount.
Gli stabilimenti di produzione sono gli stessi, così come spesso anche gli ingredienti e le procedure industriali. Cambiano solo packaging e denominazioni. Mentre per altri articoli, esistono delle aziende legate in esclusiva, come SilverCrest per Lidl, in grado di progettare macchinari di buonissima fattura.
Al netto di tutto ciò, dov’è che si risparmia veramente nel fare la spesa? A spiegarlo è una ricerca effettuata dalla rivista Altroconsumo, che ha esaminato 1140 punti vendita di diverse tipologie. La stessa ha messo la lente di ingrandimento su circa un milione e 400mila prezzi dei più disparati prodotti. Ed è giunta alla conclusione che, informandosi e facendo le giuste scelte, è davvero possibile risparmiare tantissimo.
La ricerca sulla convenienza dei punti vendita pone l’accento anche su un aspetto che ha un peso specifico importante. A seconda della zona del Paese dove ci si trova, la spesa finisce con il costare di più. Una delle conclusioni tratte è che tra i discount, le catene più economiche sono Lidl ed In’s. Mentre tra i supermercati e simili spiccano Carrefour, Famila Superstore e Bennet.
Le possibilità di risparmio possono arrivare persino a 3400 euro all’anno, prendendo in disamina articoli appartenenti a 126 categorie diverse. Tra cui cibo per la casa, per animali, prodotti per l’igiene e così via. Grande importanza è stata data anche a sconti ed offerte, che tanti consumatori consultano proprio per potere spendere di meno.
Rispetto all’anno precedente, quando l’inflazione aveva raggiunto picchi vertiginosi, il 2024 ha mostrato un rallentamento dei rincari. Se nel 2023 alcune catene avevano registrato aumenti fino al 18%, quest’anno l’aumento medio dei prezzi è stato limitato a un modesto 1,2%.
I supermercati, in particolare, hanno visto un incremento del 1,7%, mentre i discount hanno avuto un aumento più contenuto, con alcune insegne che hanno addirittura ridotto i prezzi. Un altro aspetto interessante emerso dall’indagine riguarda le differenze regionali nei costi della spesa.
Le Regioni del Nord, come il Trentino Alto-Adige, si sono rivelate le più economiche, con una spesa media annuale tra i 6.600 e i 6.900 euro per famiglia. D’altra parte, le Regioni più costose, come la Valle d’Aosta, hanno visto spese annuali che superano i 7.100 euro, evidenziando come il costo della vita influisca in modo significativo sul bilancio familiare.
Invece le famiglie residenti nelle Regioni economicamente più svantaggiate del Centro-Sud spendono una percentuale maggiore del proprio reddito per fare la spesa rispetto a quelle del Nord. Nelle aree più ricche, il peso della spesa sul reddito familiare è compreso tra il 12% e il 14%, mentre in quelle più povere può arrivare fino al 17%.
Analizzando le città italiane, emerge che i consumatori nel Nord hanno maggiori opportunità di risparmio nel fare la spesa. Ad esempio, a Cremona, i consumatori avrebbero potuto risparmiare fino al 25% confrontando i prezzi tra il punto vendita più caro e quello più economico.
Al contrario, città come Reggio Calabria e Catanzaro mostrano risparmi minimi, attorno ad un misero 1%. In quanto a Regioni, la spesa al supermercato vede un risparmio maggiore in Trentino-Alto Adige, con a seguire Friuli-Venezia Giulia, Veneto, Lombardia, la felice eccezione Calabria e la Toscana.
La Valle d’Aosta è la più cara (si spende il16% in più del Trentino, n.d.r.), seguita da Lazio, Umbria, Marche ed Emilia-Romagna.