Queen al Live Aid quarant’anni dopo: il giorno in cui Freddie Mercury fece cantare il mondo intero

Tra pochi giorni ricorreranno i 40 anni del Live Aid, con la leggendaria performance dei Queen che resta un momento di valore assoluto. Tanti gli aneddoti, tra pressioni e aspettative….

Il 13 luglio 1985 i Queen salirono sul palco allestito nel vecchio stadio di Wembley per il Live Aid: 21 minuti derstinati a cambiare per sempre la storia del rock.

Live Aid, Queen, Freddie Mercury
Uno scatto simbolo di Fredddie Mercury sul palco del Live Aid – Credits Queen Official Archive (Abruzzo.CityRumors.it)

Quarant’anni dopo, Radio Times e la BBC celebrano l’anniversario con documentari, racconti inediti arricchiti da ricostruzioni e testimonianze di Brian May e Roger Taylor.

Live Aid, quando la musica cambiò il mondo

Erano le 18.41 del 13 luglio 1985 quando Freddie Mercury salì sul palco del Wembley Stadium insieme a Brian May, Roger Taylor e John Deacon. Iniziò così una delle performance più iconiche della storia della musica, in occasione del Live Aid: sei brani in 21 minuti che fecero tremare gli spalti e fermarono il mondo. Oltre un miliardo e mezzo di persone assistettero alla diretta globale di un evento benefico nato per combattere la fame in Etiopia, ma che in quel preciso momento si trasformò in una pagina immortale di cultura pop.

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Dietro le quinte, però, le cose erano state tutt’altro che lineari. I Queen, aggiunti all’ultimo istante alla lista dei performer con Freddie Mercury rientrato nella band dopo alcuni anni di attività solista non entusiasmante, non erano in tour, non avevano album in uscita, avevano pochissime prove alle spalle e chi li aveva sentiti al sound check aveva espresso dubbi sul fatto che la band fosse in grado di offrire una performance dignitosa.

Live Aid, non tutto è stato indimenticabile

D’altronde rivisto oggi e con il senno di poi, il Live Aid aveva mandato agli archivi anche alcune prestazioni non straordinarie ed esibizioni tutt’altro che di alto livello. Lo stesso Brian May ha ricordato di recente su Radio Times che le ansie intorno alla band erano più che giustificate: “Pensavamo sarebbe stato un disastro. E non eravamo nemmeno così convinti di volerci esibire. Non ci sembrava il nostro contesto, non eravamo nelle nostre migliori condizioni”.

Fu proprio il chitarrista, a convincere Freddie Mercury a esibirsi con una frase destinata a restare negli annali della band: “Se non lo facciamo, ce ne pentiremo per il resto della vita”. Mercury rise e rispose con un secco: “Fuck it, let’s do it”.

Prima dello show, con gli introiti dei versamenti che stentavano a decollare, Bob Geldof disse alla band chiaramente di non esagerare: “Non strafate…” disse l’organizzatore.

Bob Geldof e il ‘consiglio’ alla band

Secondo quanto rivelato in un’intervista al Guardian, Geldof fu chiaro con i Queen: “Non sforate, avete solo 17 minuti, suonate le hits e portatele a casa”. I Queen salirono sul palco e rispettarono solo una parte del mandato: suonarono certamente le hits ma… sforarono, di quattro minuti. E Geldof visto che finalmente con il loro show le sottoscrizioni e le promesse di versamento si moltiplicarono, li lasciò fare.

Si aprì con Bohemian Rhapsody, seguìto da Radio Ga Ga. In quel momento accadde qualcosa di mai visto prima: Freddie Mercury incitò il pubblico a battere le mani a tempo, e 72mila persone risposero all’unisono. L’energia salì alle stelle con Hammer to Fall, Crazy Little Thing Called Love e infine la chiusura travolgente con We Will Rock You e We Are the Champions. Mercury si divertì a dominare la folla, facendo cantare la gente. Fu un momento di grandissima arte.

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Brian May ha ricordato che quei minuti rappresentarono il momento di massima coesione della band: “C’è stato un istante in cui ho capito che non stavamo solo suonando, stavamo dominando la scena”. E Roger Taylor ha aggiunto: “Freddie si era trasformato. Sembrava posseduto da qualcosa più grande di lui.”

Brian May, Queen
Brian May, tuttora in attività con i Queen – Credits ANSA (Abruzzo.CityRumors.it)

Un’eredità lunga 40 anni

Nonostante non si sia trattato certamente dell’evento con il maggior numero di spettatori, il Live Aid viene considerato ancora oggi il più grande concerto rock ella storia. Ma più ancora, è la performance dei Queen a essere diventata un simbolo. Nel 2005, una ricerca della BBC la decretò la più grande esibizione dal vivo di tutti i tempi. E ancora oggi, nel 2025, è oggetto di studi, documentari e celebrazioni. Soprattutto dopo la pubblicazione del film Bohemian Rhapsody in cui Rami Malek, che interpretò, Mercury ricostruì in modo assolutamente fedele e rispettoso la performance del Live Aid.

Per il 40esimo anniversario dell’evento la BBC ha annunciato una speciale trasmissione radiofonica intitolata “Live Aid Relived” su Greatest Hits Radio, mentre Radio Times ha prodotto un audiodocumentario con nuove interviste a Brian May e Roger Taylor, che raccontano in dettaglio quei giorni.

La narrazione si arricchisce di dettagli inediti: l’imbarazzo di Bono nel seguire Mercury sul palco, la riluttanza iniziale della band, la tensione tra i musicisti dietro le quinte, e il peso di una responsabilità che i Queen trasformarono in arte.

Queen e Freddie Mercury, più grandi del tempo

Quarant’anni dopo, la figura di Freddie Mercury domina ancora l’immaginario collettivo. La sua voce, il suo carisma, la sua capacità di fondere teatralità e rock hanno trasformato il Live Aid in qualcosa che va oltre la musica. È stato un atto performativo totale, un dialogo diretto tra palco e platea, una lezione di leadership e magnetismo.

Oggi, generazioni che non erano ancora nate nel 1985 rivedono quei 21 minuti come un punto di riferimento. E il merito è anche della lucidità produttiva di Geldof e della capacità dei Queen di mettere da parte l’ego per abbracciare il momento.

Freddie Mercury, che era già sieropositivo, sarebbe partito di lì a poco con il Magic Tour e l’anno dopo avrebbe vissuto il suo ultimo show, al Festival di Knebworth davanti a 120mila persone. Il cantante dei Queen è morto di broncopolmonite come conseguenza dell’AIDS il 24 novembre 1991. Pochi mesi dopo i Queen tornarono con i tre membri fondatori, May, Taylor e Deacon a Wembley. La band senza Deacon che immediatamente dopo si riritò definitivamente dalle scene, è tutt’ora in attività.

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