Il concerto di Al Bano a San Pietroburgo, in piena guerra russo‑ucraina, scatena reazioni molto accese, tra accuse di propaganda e autodifesa dell’ artista, il Paese si divide sull’opportunità e legittimità dell’evento
Nella cornice monumentale di Piazza del Palazzo, a due passi dall’Hermitage, Al Bano Carrisi ha sollevato il microfono al cielo e attaccato le prime note di “Felicità” davanti a migliaia di fan russi.
Era la sera del 20 giugno, un evento estremamente importante e molto reclamizzato ospitato nell’ambito delle manifestazioni per il Forum Economico Internazionale di San Pietroburgo, ribattezzato dalla stampa locale “la Davos di Putin”.
Un debutto che in altre epoche sarebbe passato fra le curiosità culturali, ma che oggi — con l’invasione dell’Ucraina che entra nel suo quarto anno di conflitto — assume contorni esplosivi.
Il palcoscenico conteso
Secondo l’agenzia Tass, le richieste di biglietti erano oltre due milioni, tanto che gli organizzatori hanno installato maxischermi lungo il Nevskij Prospekt facendo il pieno di persone – si parla di oltre 600mila persone – pronte a tutto pur di ascoltare il concerto anche da lontano.
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Albano, 81 anni a maggio, non tornava in Russia, dove è popolarissimo ed è considerata una star di prima grandezza, dal 2021. “La musica unisce – ha dichiarato il cantante pugliese in conferenza stampa – e io non porto divise non rappresento fazioni. Io qui porto canzoni”. Un concetto ribadito ieri anche ai microfoni di Pomeriggio Cinque News, dove ha definito il concerto “una carezza in tempo di bombe”.
“Putin è una persona perbene?”
Le sue parole, però, si sono impigliate in una precedente intervista rilasciata nella quale Albano definiva Vladimir Putin “una persona perbene, uno che mantiene la parola”. Una frase, sicuramente estrapolata da qualsiasi contesto e certo non una valutazione politica che è diventata virale sui social a poche ore dallo show, con conseguenze immaginabili.
Molte le accuse da parte del pubblico italiano: Al Bano avrebbe prestato il suo volto a un leader sanguinario che ha scatenato una guerra. Tant’è che sotto l’hashtag #AlBano si è formata una polarizzazione feroce: c’è chi lo difende in nome della libertà dell’arte e chi lo accusa di legittimare, con la propria presenza, un regime belligerante.
La replica dell’artista
Ma di fronte alle polemiche Albano non arretra: “Sono andato a cantare anche in Libia durante l’embargo — ricorda — perché credo che la pace si costruisca parlando e anche con la musica. E se il mio ‘Ci sarà’ aiuta una sola famiglia a sognare, ho già vinto”.
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Carrisi ha raccontato di aver ospitato rifugiati ucraini nella sua tenuta di Cellino San Marco e di aver devoluto gran parte del cachet alle attività umanitarie Croce Rossa. Ma le cifre dell’accordo restano riservate, così come i contatti avuti con il ministero degli Esteri italiano, che almeno inizialmente sembra avesse “sconsigliato” la trasferta senza tuttavia vietarla.
Le reazioni politiche
Sul fronte istituzionale il fuoco di sbarramento è bipartisan. Lia Quartapelle (PD) parla di “ingenuità pericolosa”, mentre il deputato leghista Massimiliano Romeo difende “la legittima libertà di chi lavora di esercitare la sua professione ovunque questa venga richiesta”.
Né Palazzo Chigi né la Farnesina hanno emesso note ufficiali; a filtrare tuttavia è una certa preoccupazione di “spartizione mediatica” che rischia di banalizzare il conflitto. Non è un mistero che da tempo Putin stia cercando di organizzare grandi eventi musicali per portare in scena artisti occidentali molto popolari: un modo come un altro per mantenere consensi in patria e riscuotere nuovo credito internazionale. Ma gli artisti che hanno risposto no al momento sono la stragrande maggioranza.
Romina Power rompe il silenzio
A far precipitare la polemica è intervenuta anche Romina Power. In una storia Instagram, l’ex moglie e partner artistica di Al Bano per moltissimi anni scrive… “La vera felicità è la pace, non i riflettori”. E ancora: “Non era il momento di cantare Felicità in quel momento e in quel contesto. Io mi sono rifiutata di andarci…”
Romina da sempre si definisce una pacifista convinta: “Mi sento ancora una figlia dei fiori, e non credo sia anacronistico dire che qualsiasi conflitto è sbagliato….” aveva detto non molto tempo fa in una intervista televisiva.
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Ad Albano l’affondo della ex moglie con cui non molto tempo fa era tornato sul palco dopo una lunghissima divisione artistica: “La musica è anche sua — ribatte — e le porte sono sempre aperte. Ma giudicare restando lontani è facile”.
Un battibecco familiare che in queste ore rimbalza su quotidiani e talk show, trasformando il dibattito sull’arte in un feuilleton. Tanto più che i due hanno cantato insieme a Madrid il 24 maggio e saranno di nuovo fianco a fianco sul palco a luglio a Barcellona.
Albano guarda avanti
Per l’artista, che cavalca la polemica con il consueto temperamento, estate fitta di date in Croazia, Romania e — quasi a bilanciare la rotta — anche una possibile tappa benefica in Polonia: “Canterei volentieri anche a Kiev – rilancia Albano – purché ci sia la garanzia di sicurezza per tutti, per me lo staff e soprattutto il pubblico”.
Nel frattempo, diversi promoter italiani lo vogliono al Festival Show di Verona: sarebbe la prima platea nazionale dopo San Pietroburgo. Resta da capire se il pubblico accoglierà l’artista con lo stesso calore dei fan russi o se l’eco della polemica — alimentata dai talk show e dal fuoco incrociato dei social — lascerà il segno.





