“Il Birraio di Preston” è una tragi-commedia dai risvolti paradossali, una storia che svela fatti e personaggi che caratterizzano la Sicilia. Quella Sicilia che, nell’ottica di Camilleri, ha solo reminiscenze umane e letterarie che fanno parte del suo vissuto in cui più che sviscerare si tende a rappresentare. Un’isola dai luoghi comuni, dove, però, eccelle l’arte affabulatoria di Camilleri, in cui si racconta il già visto in maniera diversa, deformandone o esagerandone i contorni per ottenere una risata consolatoria su un benevolo umorismo. Un riso, quello di Camilleri, in cui c’è il piacere di ridere fino a trasformare la tragedia in commedia. Su questa scia si sviluppano l’azione e i fatti ben raccontati, in maniera concisa e incalzante, dalla regia di Dipasquale che affida a Pino Micol, come pilastro portante del racconto, il ruolo dell’autore (sottolineato dalla voce rauca fuori campo di Camilleri) nel tessere le fila con ironia e garbo del racconto scenico. Oltre Micol, gli altri attori del cast interpretano ognuno vari ruoli con la particolarità che, a seconda della regione di appartenenza del personaggio, parlano vari dialetti presentandoci un arcobaleno di tradizioni, culture e suoni che caratterizzano l’Italia nella sua frammentazione.