Un investimento di circa un milione e 200mila euro che però non ha del tutto risolto il problema legato al rischio idrogeologico in alcuni punti del fiume Tordino.
Perché laddove erano previste le gabbionate per il consolidamento dell’argine sud, la ditta esecutrice delle opere ha sistemato solo un manto di sedimenti prelevati durante le operazioni di abbassamento del letto del corso d’acqua. A sollevare più di una preoccupazione sono i titolari dell’azienda D’Adrea Ricchi, nella zona di Coste Lanciano, che opera nel settore vivaistico e agricolo.
Negli ultimi anni l’azienda ha perso, tra proprietà e zona demaniale in concessione per le coltivazioni circa 12mila metri quadri di terreno, più di un ettaro, a causa dell’erosione scatenata dal Tordino durante le piene, soprattutto quelle del 2011 e del 2018 e di cui ancora oggi sono evidenti i segni. Un danno economico importante.
Ma nella realizzazione del progetto esecutivo di messa in sicurezza idraulica dell’asta fluviale, i cui lavori sono iniziati ai primi di giugno, era prevista la realizzazione in alcuni punti critici di una serie di gabbionate per il consolidamento dell’argine. Un tratto avrebbe interessato la zona maggiormente esposta, quella appunto a ridosso dell’azienda D’Andrea Ricchi. Sarebbero però finiti i soldi per la realizzazione di questa opera (in un altro tratto però il lavoro è stato eseguito come era nelle previsioni).
Così l’impresa, dopo aver rimesso in asse il letto del fiume, ha “riempito” l’area erosa con ghiaia e pietrisco. Un’opera comunque incompleta e che lascia spazio alle preoccupazioni dei titolari dell’azienda perché in caso di una piena, non vi è alcuna certezza che l’intervento possa contrastare la forza erosiva. I titolari hanno chiesto spiegazioni alla Provincia e ai tecnici responsabili. Sembra che il ribasso d’asta, calcolato in circa 300mila euro, accupbbia ridotto l’investimento a meno di un milione di euro, non sufficiente tuttavia per realizzare il progetto così come era in origine.