Delle 14 misure cautelari emesse dalla procura di Forlì-Cesena nove sono in carcere. Quella portata a termine è stata una complessa operazione delle polizia di Stato che ha visto operare congiuntamente, con oltre 200 uomini, il servizio centrale operativo, la stradale e gli investigatori della Questura di Forlì-Cesena, e che ha portato a disarticolare un pericoloso sodalizio criminale specializzato nel furto di accumulatori di energia, i “gruppi di continuità”, utilizzati dalle aziende di telefonia nei casi di black out.
A rispondere, a vario titolo, di furto aggravato, ricettazione e riciclaggio diverse persone originarie del Burkina Faso, e alcuni italiani titolari di due aziende di Gambettola e Savignano, nel Cesenate. Centinaia i furti commessi, oltre 500 solo fra maggio 2017 e maggio 2018, con danni alle aziende di telefonia per oltre tre milioni e mezzo di euro.
Interessate numerose province – Milano, Napoli, Brescia, Piacenza, Pavia, Rimini, Ravenna Forlì-Cesena e Teramo – recuperati oltre 2500 accumulatori, per un valore di 700 mila euro, e centinaia di pannelli fotovoltaici per altri 350 mila euro. Secondo quanto emerso, la banda, dopo aver rubato gli accumulatori dalle postazioni dei ripetitori di telefonia sparsi in mezza Italia li trasportava nel Cesenate.
Qui le due aziende compiacenti falsificando la documentazione, trasformando la refurtiva in rifiuti da smaltire. In parte venivano poi rivenduti a una ignara azienda di Faenza che a sua volta cedeva gli accumulatori a un’azienda spagnola che riciclava il piombo delle batterie.
Gli altri accumulatori, raggiunti i porti di Livorno, Salerno o Genova, venivano spediti via nave a Malé, in Togo, e da qui raggiungevano il Burkina Faso, dove erano rivenduti per fornire energia elettrica alle abitazioni.