Una decisione che è la prima in Italia nel suo genere e che potrebbe fare giurisprudenza. Il Tar dell’Aquila ha, infatti, approvato la richiesta proveniente dalla Asl di Teramo per consentire al personale di vigilanza armata delle strutture sanitarie di effettuare anche, previo corso di preparazione, la sorveglianza anticendio.
La questione aveva preso avvio nel febbraio del 2016, quando la Asl di Teramo emanò un bando di gara per il servizio di vigilanza e sicurezza armata nei quattro ospedali, nel quale si riservava di “destinare il personale anche a supporto della squadra antincendio per i controlli preventivi”, in modo da contenere parte dei costi e visto anche l’abilitazione tecnica conseguita dai circa 600 dipendenti in organico dopo un corso effettuato dai Vigili del Fuoco. In un contesto di assoluta carenza di risorse, infatti, la Asl aveva predisposto un sistema di vigilanza “economicamente sostenibile” senza dover far pesare sui pazienti eventuali altri tagli, visto che il servizio costerebbe all’azienda circa 600 mila euro l’anno.
Ma la decisione non era piaciuta all’associazione Anisa (Associazione Nazionale Imprese di Sorveglianza Antincendio) che aveva fatto ricorso al Tar per chiedere l’annullamento del bando. E i giudici, smontando le tesi dell’associazione che puntava sul fatto che solo i propri associati fossero abilitati in queste funzioni, ha sostenuto che non trattandosi di interventi per domare il fuoco, la cui competenza istituzionale resta ai Vigili del Fuoco con i loro mezzi e i loro uomini, il controllo preventivo degli impianti e dei locali può essere effettuato da personale abilitato che svolge anche altre mansioni.
Il Tar ha rilevato anche che, a maggior ragione nel caso in cui l’attività di prevenzione degli incendi viene affidata agli operatori della sicurezza che già sono tenuti alla vigilanza sui sistemi di sicurezza delle strutture ospedaliere, il problema non si pone affatto.
Il bando di gara contestato, dunque, va avanti consentendo alla Asl un importante risparmio economico.