“La figura del raccomandato “storicamente” è legata ad aspetti omertosi” sottolinea in proposito Di Ferdinando, “ad una sorte di vergogna, alla paura di essere scoperti. C’è insomma del pudore nell’esserlo e nel manifestarlo. Oggi, a Teramo, leggiamo quotidianamente di raccomandati che non solo evidenziano la loro condizione, ma lo fanno anche in largo anticipo. Si fanno nome e cognomi dei ” padrini”, delle circostanze e dei luoghi”.
L’associazione ritiene che proprio questo atteggiamento rappresenti quella che Di Ferdinando definisce “una pericolosa deriva” e per questo motivo lancia un segnale di allarme. “La sensazione che queste persone danno è quella di una normalità, di una impunità, dell’essere grazie al potente di turno “unti dal signore”” polemizza “Robin Hood”. “Un colpo mortale per coloro che si impegnano nello studio e nella società”.