Pescara, l’incubo in ospedale: violenza sessuale su collega più giovane

Choc a Pescara: un dirigente medico accusato di violenza sessuale su una giovane specializzanda in ospedale. Il pm chiede il rinvio a giudizio

Un ospedale si trasforma in teatro di un incubo. Un dirigente medico rischia di finire sotto processo per violenza sessuale ai danni di una sua giovane collega. Una vicenda agghiacciante che scuote il Pescarese, con il pm Paolo Pompa che ha già chiesto il rinvio a giudizio. L’episodio, stando al racconto della vittima, si è consumato una sera dello scorso gennaio nell’ambulatorio della guardia medica.

Ospedale deserto
Pescara, l’incubo in ospedale: violenza sessuale su collega più giovane – Abruzzo.cityrumors.it 20250606

“Atti sessuali”, si legge nell’imputazione, un’accusa che gela il sangue. L’uomo avrebbe “cinto con entrambe le braccia la vittima, agendo di sorpresa e, nonostante il fermo ed espresso dissenso della donna, nel richiederle di baciarlo, provvedendo poi ad infilare le mani sotto la maglia indossata dalla donna, toccandole ed accarezzandole la schiena e, infine, nel palpeggiare i glutei della vittima“. Un’azione brutale, un abuso di potere e fiducia.

La dottoressa, medico specializzando in medicina interna presso l’Università di Chieti, quella sera alle 20 aveva servizio alla guardia medica. Dalla ricostruzione, la stessa aveva notato subito che l’ambulatorio era deserto. Con lei c’era solo un uomo seduto in sala d’attesa. Dopo aver risposto a un paio di telefonate, l’uomo si era introdotto nell’ambulatorio, presentandosi come un collega che aveva appena terminato il suo turno.

Credevo di stare a svolgere una chiacchierata informale tra colleghi“, racconta la vittima ai carabinieri. “Poi, in maniera del tutto inaspettata e senza ragione, il mio interlocutore mi ha detto che desiderava abbracciarmi, e mentre pronunciava queste parole si è avvicinato alla mia persona, cingendomi con entrambe le braccia“.

La morsa e la fuga: “Tranquilla, non ti sto mica toccando il culo”

Imbarazzata e colta di sorpresa, la dottoressa aveva chiesto con fermezza al collega di allontanarsi. Ma l’imputato si sarebbe allontanato solo per un istante, per tornare subito all’attacco: “Sono passati già dieci secondi, dobbiamo riabbracciarci forte“. E questa volta, “l’abbraccio fu ancora più forte e tornò di nuovo a chiedermi di baciarlo. Al mio rifiuto iniziò a baciarmi sul collo e addirittura mi ha infilato le sue braccia sotto la maglia, toccandomi e accarezzandomi ripetutamente la schiena“.

Medico
La morsa e la fuga: “Tranquilla, non ti sto mica toccando il culo” – Abruzzo.cityrumors.it 20250606

Alla reazione vigorosa della donna, che tentava disperatamente di sottrarsi a quella presa, il medico, con una freddezza sconcertante, le avrebbe detto: “Tranquilla, non ti sto mica toccando il culo“.

La vittima nel frattempo era riuscita a liberarsi, ma l’aggressore sarebbe tornato ancora a stringerla e baciarla, “dicendomi di stare tranquilla perché ‘non avrebbe riferito a nessuno dell’accaduto’ e addirittura invitando anche me a mantenere l’assoluto riserbo“. Poi, nonostante i rifiuti disperati della dottoressa, ecco il palpeggiamento dei glutei. Un incubo durato una ventina di minuti.

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La fine di quell’incubo era arrivato quando un’altra collega entrò nella struttura. Solo allora l’imputato si sarebber allontanato, non prima di averle intimato di non dire nulla alla collega appena arrivata. La vittima, liberata da quella morsa infernale, aveva chiamato subito il fidanzato, poi era corsa dalla collega che, con prontezza, le consigliò di riferire immediatamente tutto al dirigente e di sporgere denuncia. Adesso, la vicenda è nelle mani del GUP.

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