Increscioso episodio potrebbe costare carissimo a un militare dell’Arma di Pescara che aveva pensato bene di installare una piccola telecamera nella toilette delle colleghe
Un vizietto, una pratica facilitata oramai da ritrovati tecnologici incredibili, potrebbe costare carissimo a un carabiniere della forestale di Pescara in Abruzzo, sicuramente una denuncia penale e quindi un processo, fino alla stessa carriera, dato che per casi simili accaduti negli ultimi anni in Italia qualche militare graduato ha finito proprio per perdere le stellette. La scoperta di quel dispositivo elettronico che filmava e fotografava nel bagno della stessa caserma le colleghe ha fatto emergere la condotta assolutamente non consona al ruolo e alla divisa indossata.

Chi nasconde una telecamera nel bagno di un’abitazione altrui, quindi in un luogo privato, commette il reato di “interferenze illecite nella vita privata”. È prevista la reclusione da 6 mesi a 4 anni. L’ufficio viene considerato, dalla giurisprudenza, come un luogo equiparato alla prima dimora. Dunque, chi posiziona una telecamera nel bagno del luogo di lavoro commette lo stesso reato. Secondo la Cassazione invece, posizionare una telecamera in un bagno pubblico può configurare il reato di molestie, punito dall’articolo 660 del codice penale con l’arresto fino a sei mesi o con l’ammenda fino a 516 euro.
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Una telecamera nascosta
Aveva installato una microcamera nascosta nel bagno femminile della stessa caserma dove era distaccato, con l’obiettivo di spiare le colleghe e ora per un carabiniere della forestale di Pescara si potrebbe aprire un provvedimento serio che potrebbe costargli dalla denuncia penale alla perdita del grado militare acquisito fino ad oggi.

Ad accorgersi della minuscola go-Pro installata sopra i lavelli della toilette della caserma sono state le stesse colleghe del militare che, incuriosite da quel piccolo congegno, hanno immediatamente chiamato un esperto di attrezzatura elettronica dello stesso distaccamento che quindi ha immediatamente appurato che si trattava di una minuscola telecamera. Subito è scattata la denuncia, poi è stato il momento dell’inchiesta interna che ha portato alla luce tutta l’amara verità.
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Il carabiniere guardone
L’inchiesta interna è stata condotta dagli stessi uomini del Nipaaf (i nuclei investigativi di polizia ambientale agroalimentare e forestale), che hanno notificato la richiesta di rinvio a giudizio a carico del militare ritenuto responsabile perchè aveva il compito di custodire la piccola telecamera per conto della caserma. La sorpresa è stata ancora più grande quando, a una prima analisi del congegno elettronico, la memoria della scheda contenuta all’interno è risultata ripulita, come se qualcuno avesse nel frattempo avvisato dell’inchiesta in atto.

La denuncia è scatta ugualmente per il sottoufficiale e il pm che si sta occupando della questione ha configurato il reato di “Interferenze illecite nella vita privata”, per aver installato senza permesso la telecamera. Inoltre, il militare è stato accusato di aver “mutato artificiosamente il corpo del reato, mediante distruzione e occultamento della scheda di memoria ivi contenuta“. Il destino del Carabiniere ora si deciderà in base a quello che stabilirà il gup e, con molta probabilità, in base a quanto sentenzierà il tribunale militare che dovrebbe essere già stato informato.