Nella sera di giovedì 31 agosto, alla periferia di San Benedetto dei Marsi, in provincia di L’Aquila, fuori dal Parco e dall’Area Contigua, un uomo ha sparato e ucciso l’orsa Amarena.
I carabinieri hanno subito aperto un’indagine sull’uomo che ha sparato. L’uomo era regolare detentore di armi da fuoco e ora rischia dai 4 mesi ai 2 anni di reclusione.
L’uomo di 56 anni che ha aperto il fuoco contro l’orsa Amarena nella serata di giovedì 31 agosto alla periferia di San Benedetto dei Marsi, è al momento sotto indagine della Procura di Avezzano, nella persona del pm Maria Cerrato per il reato 544bis del codice penale, ossia chiunque procuri per crudeltà o senza necessità la morte di animali è punito con la reclusione da tre a diciotto mesi o con la multa da 5.000 a 30.000 euro.
Uccisa l’orsa Amarena, le parole della guardiaparco
L’inizio di settembre viene segnato irrimediabilmente da un increscioso fatto ovvero l’uccisione a colpi di fucile, dell’orsa Amarena. Proseguono a piè spinto le indagini della Procura di Avezzano che ha aperto un fascicolo sul 56enne che ha premuto il grilletto. L’uomo, che deteneva legalmente l’arma, si è giustificato affermando “ho sparato per paura ma non volevo uccidere, l’ho trovata dentro la mia proprietà è stato un atto impulsivo, istintivo”.
Sulla faccenda, è stata intervistata Michela Mastrella, la guardiaparco che ha scoperto il corpo dell’orsa agonizzante:”Io e la mia collega siamo state chiamate, allertate dalla centrale operativa ma inizialmente per un altro indirizzo – dichiara Mastrella – poi, girando per la zona, abbiamo sentito uno sparo e grazie alle indicazioni di un cittadino di San Benedetto, siamo riuscite ad arrivare qui (sul luogo dello sparo NdR)”.
Mastrella continua, spiegando la dinamica che ha portato alla scoperta del misfatto:“Una volta arrivate, c’erano un po’ di persone, tra cui la persona indagata che ci ha subito detto di aver fatto questo guaio, sparando a un orso. Mi sono fatta indicare dove fosse e ho visto Amarena agonizzante a terra”.
La guardiaparco aggiunge dei dettagli molto personali, che aiutano a capire il legame che c’era con l’animale:“All’inizio non sembrava nemmeno lei, sembrava più piccola ma quando mi ha sentita ha alzato la testa e l’abbiamo riconosciuta per via di una particolare cicatrice che ha sulla fronte. Abbiamo avuto la conferma che fosse lei”.
L’apprensione più grande, adesso è per i cuccioli:“I cuccioli erano rimasti su una pianta perché Amarena non era all’interno della proprietà ma nella zona del pollaio. Quando poi è arrivata tanta gente, col frastuono e le voci, i piccoli si sono spaventati e adesso sono il nostro pensiero”.