L’Aquila. Si è chiusa tra le polemiche e in un clima di accesi disappunti la nona udienza del processo alla commissione Grandi rischi, l’ultima del 2011. In una testimonianza molto articolata e contrastata, il sindaco dell’Aquila, Massimo Cialente, chiamato come testimone dell’accusa, con le proprie dichiarazioni ha “scagionato” l’organo consultivo della presidenza del Consiglio dei Ministri, accusato di aver fornito false rassicurazioni agli aquilani poi colpiti dal drammatico sisma del 6 aoprile 2009 che costò la vita a 309 persone. In alcuni passaggi del suo racconto, Cialente ha dichiarato dopo la sua partecipazione alla riunione del 31 marzo 2009: “non mi sono tranquillizzato” e addirittura che “la mia preoccupazione era cresciuta”, tesi contraria a quella dell’accusa e ribadita per una terza volta quando il giudice Marco Billi gli ha chiesto: “la sua percezione del pericolo era immutata?” e il primo cittadino ha confermato la sua sensazione.
A udienza terminata una delle parti civili, il medico aquilano Vincenzo Vittorini, (ascoltato come testimone nell’udienza precedente), ha gridato al complotto: “c’è una non belligeranza tra istituzioni. Il sindaco – ha tuonato – è il capo locale della Protezione civile ed è assurdo, assurdo, assurdo che gli avvocati difensori non gli abbiano voluto chiedere nulla”. Sul piano di protezione civile, il primo cittadino ha rinviato le responsabilità della sua pubblicizzazione ai cittadini alla passata amministrazione Tempesta, che l’aveva approvato. Un altro aspetto secondario emerso, il rapporto tra Cialente e il tecnico Giampaolo Giuliani, che da sempre asserisce di poter prevedere i terremoti. L’avvocato di parte civile Attilio Cecchini ha svelato che Cialente avrebbe intrattenuto con Giuliani, suo amico “di vecchia data”, una corrispondenza telefonica e via mail nei giorni precedenti al sisma delle 3.32. L’udienza è stata aggiornata: si torna in aula il 12 e 13 gennaio e, di seguito, tutti i mercoledì.