L’Aquila. Con uno scarica barile sulle responsabilità loro contestate dalla Procura della Repubblica dell’Aquila, nel filone della maxi-inchiesta sui crolli degli edifici a causa del sisma di due anni fa, oggi l’udienza preliminare sulla Commissione grandi rischi, è stata incentrata sulle difese dei sette imputati. In particolar modo di Enzo Boschi, presidente dell’Ingv, Gian Michele Calvi, direttore della fondazione Eucentre e responsabile del progetto Case, Mauro Dolce direttore dell’ufficio rischio sismico del dipartimento di Protezione civile, Bernardo De Bernardinis, vice capo del settore tecnico operativo del dipartimento nazionale di Protezione Civile, unico accusato originario dell’Abruzzo e Giulio Selvaggi direttore del Centro nazionale terremoti.
Sostanzialmente i legali hanno parcellizzato le posizioni dei singoli imputati e dei singoli ruoli e delle dichiarazioni rese nel prima, durante e dopo la riunione della Commissione grandi rischi, ribattendo all’accusa e alle parti civili che avevano puntato il dito proprio sull’unitarietà dell’Ente. La prima questione sollevata è stato l’aspetto che nessuno degli intervenuti alla riunione del 30 marzo, tranne che per i rappresentanti della Protezione civile (come ad esempio Bernardo De Bernardinis) aveva il compito di divulgare all’esterno, come da statuto, le informazioni su quanto deciso, salvo autorizzazione dello stesso Dipartimento di protezione civile. “Il mio cliente – ha detto l’avvocato Marcello Meandri, legale difensore di Boschi – ha sempre detto la verità che L’Aquila è una delle zone sismiche più ad alto rischio e che un terremoto puo’ capitare da un momento all’altro; lo stesso non ha mai rassicurato nessuno, non ha preso parte alla conferenza stampa”. L’avvocato Alessandra Stefano, legale di Calvi ha sottolineato l’irritualità della riunione all’Aquila della Commissione il cui numero legale non aveva il plenum, che la stessa commissione non rappresenta la comunità scientifica.
La parola è poi passata all’avvocato Filippo Minacci, legale di Dolce e De Bernardinis, il quale ha evidenziato come entrambi non sono mai entrati nel merito della prevedibilità del terremoto. “Dolce – ha aggiunto l’avvocato – non aveva le competenze specifiche per la prevedibilità del terremoto, non ha partecipato alla redazione del verbale della Commissione, non fa parte dello stesso organismo”. Sulla condotta di De Bernardinis, sempre Minacci ha detto che “la sua figura non si discosta da quella dell’ex assessore alla protezione civile regionale, Daniela Stati e allo stesso sindaco Massimo Cialente, di essere cioè un operativo e di aver ribadito quello sostenuto dagli scienziati, ovvero che lo sciame in atto era da interpretare come segnale favorevole, frase che è stata imputata improvvisamente allo stesso rappresentante della Protezione civile nazionale. Le dichiarazioni del De Bernardinis non si discostano da quanto contenuto nel verbale della famosa riunione”.
L’avvocato ha concluso la sua arringa affermando che se non è possibile prevedere un terremoto, non si può prevedere neppure lo stesso rischio. Infine a difesa di Selvaggi ha parlato l’avvocato Antonio Pallotta. “Il mio assistito – ha detto – non fa parte della Commissione grandi rischi, non è componente partecipante dello stesso organismo, non è un componente di fatto. Nel verbale – ha proseguito – sono riportate le dichiarazioni fatte da Selvaggi che ha illustrato un documento riepilogativo dell’andamento sismico degli ultimi quattro mesi. Di quello che avviene dopo noi non sappiamo nulla”. L’udienza è stata aggiornata al 25 maggio data in cui verranno ascoltati gli avvocati difensori di Franco Barberi, presidente vicario della Commissione Grandi Rischi e Claudio Eva ordinario di fisica all’Università di Genova.