L’Aquila. ‘Addestrare’ le cellule ad accettare quelle di un estraneo, anche se geneticamente non perfettamente compatibile, con l’intento di ridurre sempre più i farmaci immunosoppressivi, utilizzati nei trapianti sia di organi solidi sia di cellule emopoietiche staminali che servono a curare gravi malattie del sangue.
All’Aquila, al centro regionale di Immunoematologia e Tipizzazione Tissutale, al pari di pochi altri centri di eccellenza italiani, da molti anni si lavora in questa direzione: arrivare un giorno a curare malattie come leucemie e linfomi individuando un percorso sempre più personalizzato verso la guarigione.
L’avanzato livello di attività e di ricerca del centro di tipizzazione tissutale dell’ospedale San Salvatore, diretto da Franco Papola, ha permesso all’Aquila, polo scientifico di rilevanza nazionale, di ottenere l’incarico di organizzare e ospitare, nonostante le candidature di altre importanti città come Torino, il 23esimo congresso nazionale dal titolo:
Vi parteciperanno circa 200 studiosi nazionali e internazionali, tra cui Marcelo Fernandez Vina, della Stanford University of medicine, già presidente della American Society for Histocompatibility and Immunogenetics.
L’Aquila è riuscita a ospitare il congresso nazionale anche grazie agli accreditamenti internazionali, ottenuti e mantenuti da anni, mediante i quali le analisi di compatibilità genetica del San Salvatore (necessarie per effettuare i trapianti di cellule staminali) hanno validità in tutto in mondo.
Nell’occasione nel capoluogo regionale saranno presenti i big italiani della materia, provenienti da varie città italiane, tra cui Roma, Milano, Cagliari, Genova, Padova, Bari e Bologna.
“Lo svolgimento di un congresso così prestigioso”, dichiara il Manager della Asl, Rinaldo Tordera, “è il riconoscimento dell’attività svolta da anni dal centro di tipizzazione tissutale di L’Aquila, così importante in considerazione del versante in cui è impegnato.
Un appuntamento medico-scientifico destinato a rafforzare il ruolo del servizio”. Il simposio nazionale si aprirà il 6 ottobre, alle ore 13.00 e proseguirà poi nei due giorni successivi. Sarà proprio Papola, eletto per la seconda volta consecutiva al consiglio del direttivo nazionale dell’associazione italiana di immunogenetica e biologia dei trapianti, ad aprire il congresso.
Il ‘peso’ dell’Aquila, nel contesto nazionale, si misura con 26.500 analisi di laboratorio annue di alta specializzazione, 5.500 accessi di utenti e con l’ok dato, tramite complessi processi di laboratorio, a 70 trapianti di cellule emopoietiche staminali, compiuti a Pescara, Ascoli Piceno e Ancona; a questa attività si aggiunge, oltre le frontiere nazionali, quella dei test genetici inviati, recentemente, in Israele, Germania e Usa.
“La sfida del futuro”, dichiara Papola, “che noi abbiamo da tempo avviato, riguarda la possibilità di fare in modo che l’organismo ‘riconosca’ come proprie cellule di altri soggetti, senza dover cercare ogni volta donatori che abbiano caratteristiche perfettamente compatibili con quelle del soggetto a cui le cellule staminali vengono trapiantate per curare leucemie, linfomi e altre patologie.
Insomma, l’obiettivo è attivare, tramite studi che sono per ora in fase embrionale, meccanismi naturali dell’organismo che consentano di accettare cellule non-self e che possano avere anche applicazioni nella terapia dei tumori”.