Lo dice il general manager di Forest Cmi, Giorgio Mazzenga, sul ricorso promosso presso il TAR regionale di Pescara contro la pronuncia della Commissione VIA dello scorso 10 aprile in merito al progetto di estrazione degli idrocarburi nel Comune di Bomba.
Numerose le motivazioni che hanno portato l’azienda a presentare ricorso, come i vizi procedurali del provvedimento, in quanto il provvedimento finale non è stato preceduto dal preavviso di rigetto, come previsto dalla normativa; le carenze nelle motivazioni del provvedimento finale, che non tengono conto delle risultanze istruttorie e tecniche prodotte dalla società; il travisamento ed erroneo accertamento dei fatti. Il provvedimento infatti assume come doverose alcune misure preventive, facendo leva su erronei convincimenti di fatto.
La Forest Cmi, controllata italiana di Forest Oil Corporation, prevede investimenti per circa 85 milioni di euro che nella provincia di Chieti e nell’intero territorio provinciale creeranno, sia in modo diretto che indiretto, diversi posti di lavoro attraverso l’indotto, salvaguardando nello stesso momento l’ambiente attraverso una serie di misure dedicate al contenimento della subsidenza e al controllo della qualità dell’aria.
Attorno a Forest CMI sta crescendo il consenso delle aziende locali che si sono iscritte all’albo fornitori: sono ad oggi oltre 50 e occupano complessivamente più di 3000 lavoratori. Massiccia continua ad essere anche l’adesione delle persone potenzialmente interessate a lavorare per Forest CMI: sono infatti pervenuti oltre 1500 curricula dall’inizio della fase di selezione, cui è possibile aderire attraverso il sito http://lavoro.forestbomba.it/.
La presentazione del ricorso Forest giunge successivamente alla pronuncia favorevole, sempre da parte del Tribunale regionale abruzzese,che ha accolto il ricorso dell’azienda contro la delibera del Comune di Bomba contraria al progetto, imponendo al Comune stesso di riesaminare l’istanza di Forest Cmi sulla base gli studi e delle evidenze tecniche fornite dalla società.
Teodoro Ivano Calabrese, di Confindustria Chieti, afferma che “in Abruzzo stiamo scontando il no a priori, la cosiddetta sindrome Nimby, a progetti che contribuiscono a risolvere in particolare i problemi di fabbisogno energetico, come in questo caso, e in altri addirittura di gestione del ciclo dei rifiuti. Energia e gestione ambientale sono, in questo periodo di grave crisi di molti settori produttivi, gli unici che presentano progetti in cui vengono effettuati investimenti consistenti, interamente finanziatI da parte di soggetti privati. Non si può andare avanti così, quando tra l’altro è lo stesso Ministro Passera che invita a sfruttare tutte le risorse che abbiamo per ridurre la dipendenza energetica da altri paesi”.
Alessandro Fagnani, delegato di Api Pescara-Chieti e presente alla conferenza di presentazione, trova “emblematico e inaccettabile il fatto che si sia creata una situazione come questa per cui venga bloccata una società attiva da decenni nel settore, che ha già speso 20 milioni di euro e 5 anni di lavoro in progetti, analisi, relazioni e raccolta di permessi e che è pronta a dare lavoro a imprese locali e ad occupare stabilmente lavoratori residenti. Se è vero, come crediamo che sia, che l’insediamento è stato condotto con scienza e coscienza – aggiunge Fagnani – e che la comunità potrà trarne vantaggio in termini di benefici diretti e indiretti, noi di Api ci dichiariamo assolutamente favorevoli al progetto Forest e auspichiamo che questo e altri progetti al palo vengano sbloccati, perché sono un occasione di rilancio dell’economia abruzzese”.