Un’inchiesta recente ha svelato cosa si cela dietro ai prezzi bassi di capi d’abbigliamento venduti da Zara o H&M e la realtà è davvero in quietante.
Chi ha acquistato capi d’abbigliamento e accessori da brand come Zara o H&M sa che si tratta di articoli low cost, che non hanno pretese. Spesso si rinuncia alla qualità per risparmiare, oppure per il semplice gusto di comprare borse, scarpe e abiti nuovi.
Lo chiamano “fast fashion” e negli ultimi anni i vestiti a bassissimo costo hanno permesso alle persone di cambiare il guardaroba a piacimento. Ma dietro a questa “convenienza” c’è un prezzo altissimo da pagare.
Cosa hanno scoperto su Zara e H&M, forse sarebbe meglio riflettere prima di fare shopping in questi negozi
Negli ultimi decenni il mercato dell’abbigliamento si è trasformato enormemente, e ha seguito anche il cambiamento sociale. Un tempo gli abiti (come molti altri oggetti utili) erano concepiti per durare nel tempo e per regalare comfort. Poi il consumismo “sfrenato” ha cambiato le carte in tavola.
Oggi ci interessa poco che una maglia sia fatta di materiali sintetici o di bassa qualità, perché preferiamo poter cambiare outfit spesso; dunque si va alla ricerca di abiti che costano poco, così da rinnovare più frequentemente il guardaroba.
Questo tipo di mentalità ha fatto la fortuna di aziende come Zara o H&M, ma non solo: oggi anche i marchi più famosi (e costosi) attuano politiche di produzione non propriamente trasparenti.
Una recente indagine ha scoperchiato un “vaso di Pandora” che dovrebbe farci riflettere, perché il nostro desiderio di comprare abiti sta contribuendo a distruggere l’ambiente. In gioco c’è anche la fiducia dei consumatori, che hanno subito una vera e propria “doccia fredda”.
Brand del fast fashion (ma non solo) hanno venduto e continuano a vendere abiti con etichette molto probabilmente fraudolente. Perché il cotone utilizzato per creare t-shirt, pantaloni, pigiami e tanto altro viene dichiarato come “sostenibile” ovvero proveniente da coltivazioni che rispettano le normative vigenti.
Invece da un’indagine condotta dall’ong britannica Earthsight, si è scoperto che utilizzerebbero da anni cotone proveniente da territori deforestati illegalmente in Brasile. L’inchiesta è stata accuratissima ed è durata più di un anno, come riporta anche IlPost.Si è scoperto un immenso giro d’affari fraudolento e grazie alle immagini satellitari e a indagini sulle aziende coinvolte, ciò che è emerso è una verità inquietante.
Stando ai fatti, il cotone era prodotto in una zona del Brasile dove si pratica sfruttamento illegale dei territori proprio per alimentare l’industria della moda. Il materiale passava da aziende manifatturiere asiatiche che poi dopo averlo lavorato lo vendevano ai grandi gruppi, come appunto Zara e H&M, ma anche a Inditex, un’azienda che controlla anche Bershka e Pull&Bear.