E’ necessario pensare ad un Piano Regionale Gestione Rifiuti che sappia avere la giusta attenzione per le aree montane. A chiederlo è l’associazione Mountain Wilderness Abruzzo, che si occupa di protezione ambientale, che segnala lo scarso interesse dimostrato finora dalla Regione per le particolari problematiche vissute dai paesi dell’entroterra i quali, più di altri, vivono di natura ma fanno fatica a raggiungere gli obiettivi di legge per la raccolta differenziata.
“Le condizioni naturali, i vincoli ambientali, i vincoli strutturali, i rilievi, l’altitudine, il clima, lo spazio disponibile, la dispersione abitativa, le condizioni e le variazioni demografiche, la gestione dei flussi turistici”, spiega Massimo Fraticelli, responsabile Aree protette dell’associazione, “sono problemi che se non considerati possono rendere difficile, inquinante e costosa per i cittadini e le amministrazioni pubbliche la gestione dei rifiuti”.
Per la MW, dunque, è necessario rimodulare meglio i fondi regionali Par Fsc 2007-2013, tenendo conto delle peculiarità dei paesi montani, offrendo loro maggiori aiuti per meglio attuare l’organizzazione della gestione dei rifiuti che finora non ha di certo brillato.
Basti pensare che, secondo i dati regionali del 2013, sono davvero pochi i Comuni che superano il 30% di raccolta differenziata, con accanto a territori che brillano per virtuosità (Tossicia, Anversa degli Abruzzi e Montorio al Vomano, tutti soprea al 65%), ci sono anche casi limite come Pietracamela (2,89%), Valle Castellana (1,79%), Farindola (4,06%), Campotosto (1,34%), e Caramanico Terme (1,79%).
“E’ necessario attivare sistemi di raccolta che migliorino la differenziata e possano influire positivamente sull’abbattimento delle tariffe e dei costi di raccolta”, aggiunge Fraticelli, “avendo in primo luogo chiari quali sono i vincoli che la conformazione geografica, i fattori socioeconomici ed il clima impongono. E avendo ben chiaro che la gestione dei rifiuti in aree montane impone sforzi maggiori e più costosi rispetto a quanto avviene in altre aree, per arrivare agli stessi risultati, che non possono essere caricati solo sui montanari. Adottare modelli tradizionali di gestione dei rifiuti in aree montane è impensabile, se non a prezzo di mettere in pericolo la natura stessa e quindi la principale fonte di reddito delle aree montane. Al tempo stesso non è pensabile esentare le aree montane da normative e standard ambientali, perché questo aggraverebbe ancor più la situazione”.
Inoltre, secondo l’associazione, nessun centro del riuso è previsto nelle aree montane, nonostante la presenza dei Parchi. Nella Provincia di Teramo, in particolare, sono stati finanziati 10 centri di raccolta, tutti concentrati lungo la costa e la Val Vibrata, prevedendo così un aumento di costi per le aree montane che sono molto più sensibili. Per questo motivo la Mountain Wilderness Abruzzo chiede una politica di maggiore attenzione per i paesi dell’entroterra che possa assicurare la diminuzione del quantitativo dei rifiuti attraverso un’opera di prevenzione e stimolando l’uso de compostaggio domestico e compostaggio di comunità. In questo modo si consentirebbe di trattare meglio la frazione organica in loco, operando un vantaggio per l’ambiente e anche un risparmio economico per le tasche dei cittadini.
“La stessa Unione Europea”, conclude Fraticelli, “riconosce la particolarità delle aree montane nella gestione dei rifiuti così tanto da emettere un documento importante per diffondere fra i paesi membri buone pratiche di gestione rifiuti e migliorare le politiche nazionali. Chiediamo, quindi, alla Regione di fare la sua parte”.