Come preannunciato ieri da Erdogan, la Turchia ha ufficialmente sospeso l’efficacia della Convenzione Europea sui diritti umani.
La notizia era nell’aria già da ieri ma la conferma ufficiale c’è stata solo oggi pomeriggio, quando il parlamento turco dominato dal partito Akp del presidente Erdogan, ha votato a favore dello “stato di emergenza”, con il quale arriverà anche la sospensione della Convenzione Europea sui diritti umani.
La convenzione, firmata il 4 novembre 1950, obbliga i paesi firmatari a garantire e tutelare i diritti e le libertà fondamentali tra cui, solo per citare i più importanti : diritto alla vita, a un processo equo, alla libertà di espressione, di stampa, di religione, di coscienza e di pensiero.
Va sottolineato che la sospensione decisa dal parlamento di Ankara dovrebbe essere temporanea ed è comunque prevista dalla stessa convenzione “ per motivi di pubblica sicurezza o di minaccia alla nazione”, infatti, come non ha mancato di far notare il vicepremier turco Kurtulmus, un provvedimento simile è stato preso anche dalla Francia in seguito agli attentati terroristici che hanno sconvolto il paese negli scorsi mesi.
In effetti a destare sospetti in molti commentatori non è tanto il provvedimento in sé, quanto il contesto fortemente repressivo e a rischio di derive autoritarie in cui esso si inserisce; dopo il fallito golpe della scorsa settimana, il “sultano” Erdogan ha infatti dato il via ad un’impressionante serie di epurazioni che ha coinvolto migliaia di persone, tra cui insegnanti, giudici, giornalisti e intellettuali che niente hanno avuto a che fare il tentato colpo di stato.
La sospensione decisa da Ankara allunga inoltre ombre inquietanti sul destino delle migliaia di militari arrestati nei giorni scorsi, per i quali Erdogan ha chiaramente ventilato l’ipotesi di ripristinare la pena di morte, ipotesi che la Convenzione sui diritti umani sospesa dalla Turchia vieta esplicitamente.