Dalla prossima stagione tutti club che parteciperanno alla massima competizione italiana dovranno adeguarsi a dei nuovi parametri imposti dalla Comunità Europea
La Lega di Serie A già lo scorso anno aveva intrapreso una strada ben precisa per quanto riguarda una propria strategia di responsabilità. Ma negli ultimi mesi è stata la stessa Comunità Europea a fissare nuovi paletti, dei nuovi criteri per quanto riguarda ad esempio la sostenibilità finanziaria dei club calcistici, scegliendo proprio i club italiani per un progetto pilota.
Si chiama infatti “Strenght Through Unity”. Nell’ambito della Strategia di Sostenibilità 2030 della UEFA, la Lega Serie A è stata la prima Lega calcistica scelta dalla UEFA per realizzare un progetto pilota finalizzato alla definizione di una chiara strategia di sostenibilità basata su 11 politiche ben precise, come antirazzismo, tutela dell’infanzia e della gioventù, uguaglianza e inclusione, calcio per tutte le abilità, salute e benessere, sostegno ai rifugiati, solidarietà e diritti, economia circolare, tutela del clima, sostenibilità degli eventi e sostenibilità delle infrastrutture.
A livello mondiale, il calcio è lo sport più redditizio. Con un fatturato globale di 47 miliardi di dollari, rappresenta il 28% del giro d’affari generato dallo sport nel mondo e l’Europa, di questo mercato, è il palcoscenico più ricco a livello internazionale. L’Italia resta uno dei capisaldi di questo movimento per storia, per blasone e per passione della gente, infatti il calcio è senza dubbio lo sport più seguito e praticato in Italia, dove è il preferito del 31% degli italiani, mentre la media europea è del 27%.
Nello scorso anno il solo movimento calcistico ha generato 78,8 miliardi di euro di ricavi, una cifra equivalente al 3% del Pil italiano. Bastano questi numeri per capire quanto è radicato nel tessuto sociale questo sport dalle nostre parti e perchè la UEFA ha deciso di prendere l’Italia per un progetto pilota per l’applicazione dal prossimo anno di alcune nuove regole proposte dalla UE che regoleranno la Corporate sustainability reporting directive, ovvero quella direttiva che trasforma l’attività di rendicontazione sulla sostenibilità da parte delle imprese, che per la prima volta dovrà essere applicata ai club calcistici.
In pratica le società di calcio dovranno adeguarsi a queste nuove regole imposte per tutte le grandi aziende di interesse pubblico con più di 500 dipendenti e dimostrare quindi una totale trasparenza in tutte le rendicontazioni inclusi i vari rischi che le esposizioni finanziarie possono comportare per quanto riguarda la sostenibilità, strategia e i vati processi di gestione. I parametri delle società che dovranno per prime adeguarsi alla nuova strategia imposta dalla UE sono lo stato patrimoniale totale pari a 25 milioni di euro, i ricavi netti da vendite e cessioni di almeno 50 milioni e 250 dipendenti occupati mediamente per il periodo richiesto. Ecco che, secondo questi paletti, saranno almeno dodici i club di serie A interessati al nuovo regime.
Tutte le squadre migliori del campionato come Milan, Inter, Roma, Juventus, Lazio, Fiorentina, Bologna, Napoli e Atalanta, oltre l’Udinese che il prossimo anno dovranno r5accgliere i dati richiesti nella direttiva per presentarsi poi in regola nel 2026. I club italiani non si faranno trovare impreparati perchè è stata proprio la Lega di serie A, alcuni mesi fa, a chiedere di aderire a tutti i propri affiliati, alla cosiddetta strategia di sostenibilità 2030, che dovrebbe rappresentare un trampolino di lancio fondamentale per fare del calcio di Serie A un modello virtuoso e in grado di guardare al futuro con fiducia e ambizione sempre maggiore.