Non arrivano buone notizie per chi è a abituato a fare un ricorso fin troppo frequente al paracetamolo. Alcuni ricercatori svelano gli effetti negativi legati a ciò.
Il paracetamolo è uno dei farmaci più comunemente utilizzati per alleviare il dolore e ridurre la febbre. Spesso considerato sicuro e privo di effetti collaterali significativi quando assunto secondo le indicazioni, recenti ricerche inglesi hanno sollevato interrogativi su potenziali rischi associati al suo uso. Uno studio ha evidenziato un possibile aumento del rischio di ipertensione, ulcere e malattie renali tra coloro che utilizzano frequentemente questo analgesico.
Condotto da un team di ricercatori britannici, lo studio ha analizzato i dati di migliaia di pazienti nel Regno Unito, esaminando le abitudini di consumo di paracetamolo e le loro conseguenze sulla salute. I risultati hanno rivelato che l’uso regolare di paracetamolo è correlato a un incremento significativo del rischio di sviluppare diverse condizioni patologiche. In particolare, è stato riscontrato un legame tra l’assunzione di paracetamolo e l’ipertensione, con un aumento della pressione sanguigna osservato tra i soggetti che ne facevano uso prolungato.
In aggiunta, lo studio ha messo in luce un aumento del rischio di ulcere gastriche e malattie renali. Queste condizioni, sebbene non sempre immediatamente evidenti, possono avere conseguenze gravi sulla salute a lungo termine, compromettendo la qualità della vita e richiedendo trattamenti medici complessi. Non tutti coloro che assumono paracetamolo sono allo stesso modo a rischio. Alcuni gruppi di persone sono più vulnerabili agli effetti collaterali associati a questo farmaco. Tra questi troviamo:
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Questo studio inglese è decisamente un importante passo avanti nella comprensione degli effetti collaterali del paracetamolo, un farmaco che, pur essendo ampiamente utilizzato, non è esente da rischi.
Sebbene il paracetamolo rimanga un’opzione valida per il trattamento del dolore e della febbre, è fondamentale utilizzarlo con cautela.
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E sotto la supervisione di un professionista sanitario, soprattutto per i gruppi più vulnerabili. La cosa migliore da fare è sempre attenersi alle indicazioni del prospetto informativo, oltre che di un medico.