Il consumo di cibo processato può avere dei risvolti nefasti, come svelato da una apposita ricerca i cui dati lasciano a dir poco senza parole.
Il cibo processato è quanto di peggio ci possa essere da mangiare, in ambito di alimentazione. È questo il parere unanime degli esperti del settore, che sono concordi nell’affermare come prodotti del genere non possiedano niente dal punto di vista dell’alimentazione. Mentre, al contrario, fanno registrare un eccesso di carboidrati, zuccheri aggiunti, grassi saturi, conservati ed additivi aggiunti. E la assimilazione continuata e massiccia di queste componenti che all’organismo non servono può avere delle gravi conseguenze per la salute.
Noto anche con l’acronimo di UPF, il cibo processato finisce ora al centro delle attenzioni di nuovo. E manca a dirlo, per via dei danni che può arrecare in caso di assunzione eccessiva. Un altro studio, l’ennesimo, parla di quelle che sono le ripercussioni sulla salute dall’abuso di cibo processato, svelando però un aspetto che non è mai stato messo in risalto fino ad oggi come meritava. In pratica c’è un rischio di morte precoce che risulta essere direttamente proporzionale a quello che è il suo consumo.
Più mangi cibo processato e più rischi di morire prima, come è possibile leggere sull’autorevole American Journal of Preventive Medicine, che ha pubblicato i risultati di questo studio. Della cosa si era parlato già in altre ricerche in passato. Ma, come detto, stavolta è stato posto l’accento su alcuni elementi in particolare. Per giungere alla conclusione che riguarda una proporzione del rischio di mortalità associata al consumo di cibi industriali, gli autori dello studio – dei ricercatori brasiliani della University of São Paulo – hanno esaminato le abitudini alimentari di migliaia e migliaia di persone proveniente da diverse parti del mondo.
Lo studio ha scrutato come si comportavano i soggetti preposti provenienti da vaste porzioni del Nord, Centro e Sud America, Australia e Gran Bretagna. E l’assunzione di calorie è risultata più massiccia da alimenti trasformati e cibo processato in quelli che sono i Paesi industrializzati.
Quindi USA e Regno Unito in testa (con oltre la metà delle calorie assunte che provenivano da alimenti industriali) mentre diversi Stati dell’America Latina hanno fatto segnare percentuali molto più basse, di massimo il 25% circa.
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Questo vuol dire che, nei Paesi più economicamente sviluppati, la metà del fabbisogno energetico quotidiano è frutto di abitudini alimentari sbagliate. E non è un caso che proprio qui si concentri un più vasto numero di persone soggette ad obesità, diabete, problematiche cardiovascolari e cardiocircolatorie e forme di cancro dell’apparato digerente.
Più cibo processato mangi e più conservanti dannosi assumi; oltre a fare tuo un quantitativo di fibre e di antiossidanti più basso, con quest’ultime due componenti che sono indispensabili per combattere le infiammazioni e lo stresso ossidativo nell’organismo.
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Per non correre rischi, i cibi processati andrebbero ridotti a degli assaggi saltuari di massimo due volte a settimana. Ed occorre sostituire gli stessi con frutta e verdure fresche di stagione, frutta secca, pesce azzurro, carne bianca, legumi e tanta acqua.