E a farlo sapere è proprio l’amministratore unico dell’azienda, la dottoressa Alessandra Troiani la quale sottolinea “l’assoluta estraneità” alla nota stampa: “la notizia non risponde al vero e proviene da una mail non riconducibile, in alcun modo, all’azienda che rappresento come amministratrice unica”.
“Non ho mai autorizzato né avallato tali dichiarazioni”, precisa la Troiani, “non ritenendo la presenza di un autorevole ospite come il Ministro alla disabilità un pretesto per fare campagna elettorale. Non è la prima volta che uomini e donne delle Istituzioni, delle disparate formazioni politiche, fanno visita alla Fattoria Sociale Rurabilandia per incontrare i ragazzi che svolgono attività al suo interno e lo stato della struttura, la quale, è bene ricordarlo, è stata sempre apprezzata sia per chi diuturnamente porta il proprio contributo allo sviluppo e alla crescita sociale del sito che per il benessere nel quale vivono gli ospiti. Non c’è mai stata, nella lunga attività della Fattoria, un secondo fine che non fosse quello a cui si ispira da sempre il suo statuto e la ragione per la quale le famiglie continuano a sceglierla come riferimento affidabile, sicuro e confortevole per i propri figli. Il fatto che al seguito del Ministro vi fossero esponenti della Lega, partito al quale appartiene la senatrice, non rappresenta alcuna forma di “esposizione mediatica elettorale” atteso che la stessa parlamentare ha fatto visita, nella veste istituzionale, anche al Comune di Silvi e in altri centri abruzzesi”.
E ancora: “Le affermazioni fatte all’interno del comunicato stampa (fasullo) non solo non rispondono al vero, come ad esempio le allusive dichiarazioni sulla cena tenutasi nella fattoria, che si vuol far credere pagata dall’ente ospitante, in realtà a carico del partito della ministra, ma sono lesive dell’immagine dell’intera collettività che nella struttura sociale si identificano, iniziando proprio dalle famiglie dei ragazzi, tanto care all’estensore anonimo del comunicato, il quale senza pregiudizio e vergogna, richiama i valori del fondatore, Domenico Ricciconti, senza rendersi conto che il benefattore in parola non avrebbe mai utilizzato e strumentalizzato a suo favore un fatto del tutto normale, come la visita del Ministro, per un tornaconto personale. Il sedicente “portavoce” di una non chiara e precisa struttura operativa, come si è definito nella anonima comunicazione, è lontano anni luce da quell’uomo, Domenico Ricciconti, “che aveva un amore sconfinato per il popolo diseredato e per il quale svolse una missione sociale sentita religiosamente”.