A darne l’annuncio è stato il presidente Valter Catarra in apertura del Consiglio provinciale di ieri, convocato proprio per discutere del futuro della società e in particolare dei servizi per l’impiego.
“L’accordo sostanzialmente c’è” ha spiegato Catarra “e domani (oggi, ndr) si procederà a siglarlo, una volta che saranno definiti alcuni dettagli tecnici e le relative risorse economiche in un tavolo appositamente convocato, alla presenza dei dirigenti dell’Ente. Voglio sottolineare, intanto, che ieri al tavolo in Prefettura abbiamo superato un ostacolo non di poco conto, quello dello sblocco dei pagamenti degli stipendi arretrati dei lavoratori retribuiti con il Fse”.
L’argomento Teramo lavoro ha tenuto banco al consiglio con la presentazione di due ordini del giorno, uno a firma dei gruppi consiliari di opposizione e l’altro a firma del consigliere Diego Di Bonaventura, a nome della maggioranza.
“Ci sembrava fondamentale” ha detto il consigliere del Pd, Ernino D’Agostino “affrontare in consiglio il tema del futuro dei servizi affidati alla Teramo Lavoro. Siamo critici sulla circostanza che questa discussione avvenga solo a poche ore dalla scadenza dei contratti e della fase di start up. Abbiamo presentato un odg richiamando prima le circostanze storiche: il percorso intrapreso per la stabilizzazione, ovviamente erano deliberazioni di natura programmatica che non potevano richiedere precisi impegni di spesa. Stando agli attuali tetti di spesa possono essere internalizzate circa 10 unità da destinare a servizi essenziali. La nostra proposta prevede che per i dipendenti retribuiti con Fse siano programmate assunzioni a tempo determinato direttamente con la Provincia per una gestione unitaria del settore. Infine, abbiamo impegnato la giunta a promuovere l’avvicendamento dell’amministratore unico della società con un dirigente dell’Ente”.
“Il nostro ordine del giorno” ha aggiunto poi Di Bonaventura, illustrando l’odg votato dalla maggioranza, che impegna l’amministrazione a proseguire nel percorso intrapreso “è improntato al senso di responsabilità per due motivi: garanzia della continuità dei servizi erogati ai cittadini e del futuro occupazionale per i dipendenti della Teramo lavoro. Non bisogna dimenticare che tutto questo è stato generato dalle denunce e che sulla Teramo lavoro ci sono state molte strumentalizzazioni per meri motivi di lotta politica, sulla pelle dei lavoratori. Una proposta demagogica ed inattuabile quella di internalizzare i servizi, in quanto stando alle risorse disponibili riguarderebbe pochissime unità e sicuramente non è una soluzione per la Teramo lavoro. Abbiamo affrontato le uniche strade tecnicamente percorribili; la sbandierata stabilizzazione da parte della precedente giunta era impossibile: ci sono state solo deliberazioni di dubbia valenza giuridica, in quanto prive dei pareri di regolarità contabile, e le stesse strutture dell’Ente hanno espresso parere negativo”.
“Si è creato intorno alla società” ha concluso Catarra “un clima tutto particolare e dal punto di vista tecnico-amministrativo una sorta di corsa ad ostacoli. Non si riusciva neanche a dirimere la questione se la Teramo Lavoro fosse o meno una società in house; come assodato invece dal Comitato di sorveglianza che ha dato atto anche della piena regolarità delle procedure selettive seguite. A qualcuno forse è sfuggito il caos in cui sono sprofondate le province: se non c’è alcuna certezza sulla loro sopravvivenza, figuriamoci sugli impegni pluriennali di spesa. Esiste al momento un grosso problema di rendicontazione, che a tutt’oggi non è stata chiusa e consegnata. Servizi come “Bottega scuola” che un tempo erano retribuiti sul Fse vengono contestati. Si è creato un clima esasperato, di contrapposizione e avversione, che paralizza tutto. Sul Fse non siamo ancora in grado di produrre un controllo finale e conclusivo: non possiamo più tollerare che queste fondamentali partite restino aperte con il conseguente congelamento dei fondi”.