Le perplessità manifestate, nel corso dei mesi, sia con prese di posizione ufficiali, che con quesiti all’ente, al commissario delegato per l’alluvione e ai progettisti della stessa opera, ora trovano un approdo tangibile con l’invio di tutta la documentazione alla magistratura contabile. L’iniziativa è stata intrapresa da Rolando Papiri, capogruppo di Officina Democratica. “ Non si capisce come mai” argomenta Papiri, “ sia stato modificato il percorso della cavata di via Corsica, che invece di sboccare dritta a mare, compie 200 metri di giri, con angoli di 90 gradi, ruota attorno alla rotonda di via Trieste e poi, dopo un’altra virata di 90 gradi, termina il suo percorso tra le concessioni Nuovo Righi e Murena”. I dubbi sulla tematica sono diversi: dai maggiori costi per realizzare l’opera (Papiri parla di 200 mila euro in più), ai corpi estranei che possono intralciare il deflusso delle acque e l’assenza, al momento, di pozzetti di ispezione. Ora, però, che parte dell’opera è terminata (lo sbocco a mare dei fossi) sembra annidarsi un’altra criticità, che è quella della quote dello stesso tracciato. “ E’ evidente il ristagno dell’acqua in uscita dai nuovi fossi” chiosa il consigliere di minoranza, “ che sono di almeno 40 centimetri più bassi del livello del mare. L’acqua diventa putrida a poca distanza dai turisti sulle sdraio e si trasforma nell’habitat naturale per gli animali dello stagno e a contatto con i bambini, che possono infilarsi nei manufatti in cemento, se non opportunamente chiusi. Qualche tecnico interpellato sostiene che l’aumento del percorso della cavata comporta