L’ingegner Chiti, nel corso della visita, ha fatto rilevare i punti di forza dell’impianto, il più grande dell’Appennino che “sviluppa una potenza complessiva di 448 megawatt, con sei gruppi di produzione ed uno di produzione e pompaggio con una producibilità totale di circa 290 gigawattora”.
La centrale utilizza le acque del Vomano e il sistema è costituito, oltre che dall’impianto di San Giacomo, anche da quelli di Provvidenza, Piaganini e Montorio al Vomano. Il flusso idrico parte dal serbatoio stagionale di Campotosto, della capacità di circa 216 milioni di metri cubi, e attraversa in successione le centrali con l’ausilio dei bacini di modulazione di Provvidenza e Piaganini.
“L’Enel lavora sul fiume e utilizza l’acqua quante fonte di energia – ha concluso Catarra – questo significa, fra le altre cose, che ha sviluppato una enorme competenza e conoscenza rispetto al nostro sistema idrico e idrografico: anche di questa competenza abbiamo bisogno e gli abbiamo chiesto di metterla a disposizione del territorio anche in vista del progetto di risanamento che vorremmo operare sul Vomano, restituendogli non dico l’originaria conformazione, ma certo frenando il fenomeno di dissesto che lo interessato negli ultimi anni”.