“E’ quanto mai singolare” si legge nella nota di Caporale “che nella relazione che accompagna la proposta di legge l’aspetto del risparmio del suolo viene evocato se non proprio richiamato, ma evidentemente si ritiene che uno spazio di verde e campagna di oltre mille ettari in una conurbazione lunga un’ottantina di chilometri sia una esagerazione, soprattutto se i danni che esso provoca sono superiori ai benefici. Infatti, per il centro-destra, l’area protetta ha “un’incidenza negativa sulle imprese turistiche attualmente inserite nella perimetrazione della Riserva”, perché impedirebbe l’inserimento “di specie vegetali non autoctone”, cioè ‘l’inserimento’ di aiuole e vasi di fiori negli stabilimenti balneari. Ma soprattutto impedirebbe opere “relative alla riqualificazione, allo sviluppo e al recupero di interi quartieri” del territorio del comune di Giulianova. Inoltre i vincoli della Riserva si estendono anche “sui terreni semplicemente agricoli (..) che non spiccano certo per qualità particolari”.
La critica più dura che Caporale fa al collega è sul fatto che la proposta andrebbe in contrasto con quanto stabilito dall’articolo 4 della Legge-quadro sulle aree protette della Regione Abruzzo (L.R. n. 38/96) secondo la quale per modificare i confini di un ambiente protetto sia necessaria una seria analisi urbanistica e ambientale supportata dagli Uffici regionali competenti.
Caporale, inoltra, ricorda come sia assurdo pensare ad una lottizzazione in un luogo che per la sua tipicità e grazie alla presenza di Parchi, Oasi, Riserve, alla natura e al mare, produce ricchezza attraverso l’attrazione di milioni di turisti con la conseguente creazione di numerosi posti di lavoro. “I cinesi” conclude il segretario dei Verdi “possono copiarci e imitarci tutto ma di certo non le nostre bellezze e ricchezze naturali!”