“Dal dato in nostro possesso o meglio comunicato dal Sindaco, ossia il 67%, presumiamo che il Comune di Teramo ricicla interamente il 67% dei rifiuti differenziati, mentre il 33% dei rifiuti indifferenziati o meglio non riciclabili, vengono conferiti in discarica a Colle Cese” scrive Di Croce in una nota. “A questo proposito, è necessario avere dati più analitici su vari aspetti non ancora resi noti. Infatti, il ciclo dei rifiuti differenziati ha un inizio ed ha anche una fine. Il compito dei cittadini è di differenziare i rifiuti per tipologia, ossia: organico, vetro, carta, lattine. Successivamente la TeAm conferisce detti rifiuti ai relativi consorzi di filiera, questi ultimi dopo un controllo a campione del rifiuto per accertare il grado di purezza del rifiuto stesso, corrispondono un prezzo, per ogni tonnellata di rifiuto da riciclare”. Il rifiuto organico, ad esempio. “E’ universalmente riconosciuto e scientificamente documentato che la separazione alla fonte dei rifiuti organici permette, ove adottata, un sensibile miglioramento della qualità ambientale e del valore agronomico del compost da essi ottenuto. Per i contaminanti macroscopici quali plastiche, vetro, oggetti metallici ecc. invece, che possono essere contenuti in misura variabile nell’umido proveniente da raccolta differenziata, si rileva che la corrispondente contaminazione del ‘prodotto compost’ finito, può compromettere l’accettabilità commerciale, la conformità ai limiti di legge e/o causare importanti incrementi nei costi di trattamento. Il Consorzio Italiano Compostatori ritiene che il conferimento presso gli impianti di compostaggio di rifiuti organici di elevata qualità, ovvero con ridotta contaminazione da materiali estranei, sia premessa necessaria all’affermazione del compost di qualità come “prodotto commerciale” e alla sopravvivenza, nel lungo periodo, dell’intera filiera e che a questo fine gli impianti debbano adottare politiche standardizzate di controllo e strumenti di incentivazione al miglioramento nei confronti dei propri conferitori. In pratica, se per una tonnellata di umido conferita in un consorzio di compostaggio, quest’ultimo dopo un controllo a campione, accertato che il rifiuto organico ha una percentuale di rifiuto non compostabile superiore al 5%, non resta altro che ritenere quella tonnellata non compostabile e quindi non riciclabile, conferendolo direttamente in discarica come rifiuto indifferenziato. Il rifiuto indifferenziato, ossia non riciclabile, ha un costo maggiore per le tasche dei cittadini, perché costa in termini di conferimento in discarica e di trasporto, di contro per il rifiuto riciclabile, il cittadino avrà un risparmio, perché il Comune avrà un introito economico dovuto alla vendita del rifiuto riciclabile. Lo stesso esempio dicasi per le altre tipologie di rifiuto, naturalmente con percentuali di controllo diverse e tipologie di classificazione diverse”. E, a questo punto, Di Croce pone delle domande al primo cittadino Maurizio Brucchi: “a Teramo ricicliamo tutto l’organico? Quanti rifiuti sono raccolti in modo indifferenziato per ciascuna categoria di materiale? Quanti rifiuti raccolto vengono poi realmente riciclati per ciascuna categoria di materiale? Quali sono attualmente i costi di gestione reali della raccolta differenziata domiciliare rispetto alla raccolta differenziata con cassonetti stradali? In quanto tempo verrà l’ammortamento del costo della raccolta differenziata domiciliare? Quali sono i costi complessivi di trasporto e conferimento in discarica? Quali sono i corrispettivi economici ricevuti alla TEAM dai consorzi di filiera per ciascuna categoria di rifiuti raccolti? Quando verranno attivate le raccolte dell’olio vegetale?”